C’è un vento fresco che viene dai monti; al riparo della casa osservo gli alberi, la legna da sistemare e mi scorrono nella mente le scene del quotidiano: la Libia, le persone che attraversano il mare, il canto instancabile delle capinere, il dolore di persone che conosco.
Sono come una stanza senza porte e finestre.
Non c’è attesa; non c’è nemmeno un disporsi.
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