Il web, facebook in particolare (i web-magazine sono naturalmente fuori da questo discorso), pullula di contenuti condivisi. Non c’è bacheca in cui non trovi una grande quantità di materiale linkato, in genere relativo a espressioni di saggezza, detti di maestri, affermazioni eclatanti nella loro inattacabilità e perfezione astratta. Parlo del mondo della ricerca interiore: di bacheca in bacheca rimbalzano le affermazioni dei maestri, candide, espressive di perfezione ed equilibrio, inappuntabili. Non viene pubblicato il frutto della relazione tra quelle espressioni e noi, ciò che ne abbiamo compreso, il modo in cui riusciamo, o non riusciamo, a viverle; no, vengono pubblicate le affermazioni in sé, senza il colore e il sapore di ciò che hanno prodotto in noi.
Chiamiamo questa condivisione: preferirei parlare di vacuo, del rimbalzo senza fine della vacuità.
L’espressione più profonda del tale maestro, o saggio, o filosofo, o semplicemente persona, se non passa attraverso il nostro essere e ne esce, se non muore e rinasce, se non viene mangiata, assorbita ed espulsa, se non è assimilata, compresa, dimenticata, è pura astrazione, concetto sospeso, inutile ed effimero.
Uno dei modi di banalizzare la saggezza è di parlarne senza viverla.
La comunicazione tra esseri è un’altra cosa: ciascuno porta la sua tonalità, il suo colore, il suo odore, il suo angolo visuale e questi si contaminano vicendevolmente.
Il più vasto impregna il meno vasto.
I pensieri, i concetti, le emozioni si intrecciano, scontrano, eludono, riconoscono, impastano: alla fine niente rimane come era.
Attraverso le esperienze cambiamo e comprendiamo: la citazione, il link al saggio è un’esperienza relativa, dovremmo osare parlare delle nostre vite, del compreso e del non compreso, delle grandezze (poche) e delle cadute (molte).
Trovo sano mostrare e discutere del limite; molto poco sano questo nascondersi dietro le espressioni di saggezza degli altri.
Finalmente! non ne posso più di queste facce di santoni che scrivono di tutto. E’ una gran perdita di tempo, mi genera sonnolenza e irrequietezza insieme. Forse ci sono cascata anche io ma è da tempo che questo mi allontana da coloro che predicano . Non se ne può più, tutti vogliono insegnare, curare, pontificare con la parola di altri. E’veramente poco rispettoso per chi legge. Troppo, troppe parole. Ci sono già i libri e numerose fonti che ognuno sceglie e che poi elabora nella propria intimità. OK l’informazione e il dibattito ma le citazioni per favore no!