Luca: ma il dolore è necessariamente male da cui rifuggire? C’è un vero distinguo tra bene e male? Brutto e bello? Santo e maledetto? L’esistenza non si esprime in tutti i suoi aspetti di vita e di morte?
Temi complessi. Premessa:
il dolore deriva dal conflitto e dall’attrito tra identità e coscienza. Viene generato, di solito, dall’incontro con l’altro da sé; il conflitto conduce incontro a sé, alle proprie dinamiche e a quelle dell’altro.
Il conflitto rompe la cristalizzazione dei protagonisti e produce una accelerazione, una strutturazione diversa delle energie in campo, oltre che, ovviamente, delle menti e delle coscienze.
Il conflitto è il sale della vita: il lupo e il capriolo, la pietra e il gelo vivono un conflitto; l’albero e il vento di scirocco vivono un conflitto; tu ed io viviamo un conflitto: dal conflitto usciamo diversi. Il conflitto porta con sé tassi di dolore differenti: a volte alti, altre meno, altre decisamente trascurabili.
Il dolore è la risultante di un processo di trasformazione che da uno stato conduce ad un altro stato: spesso lo stato di partenza è una cristalizzazione, qualcosa che si è sedimentato pian piano e ci impregna e imprigiona.
Il conflitto con il suo tasso di dolore sempre, in vario grado, ci libera e ci colloca in una condizione di comprensione nuova.
Da questa successione logica deriva la necessità inderogabile di non sottrarsi al dolore.
1-Ma il dolore è necessariamente male da cui fuggire?
Il dolore è semplicemente stato che parla di un processo: qualcosa avviene nell’essere, una tensione tra identità e coscienza, un fantasma della mente, una cristallizzazione; processi in sostanza, tutto è processo.
Il processo è una sucessione di stati, di scene, di fatti che danno luogo ad altri fatti.
Tutta la vita è processo e a volte questo incedere è accompagnato da quello stato emozionale che chiamiamo dolore, altre no.
Il processo di trasformazione dal non compreso a qualcosa che ci necessita di comprendere è accompagnato oltre che da vari stati emotivi e mentali, anche da varie somatizzazioni di questi stati e del processo stesso.
Più la persona è consapevole che la vita è processo, più impara a decolorarla di tutte le tinte emotive che la accompagnano.
Ad un certo punto il tasso di dolore cala consistentemente e, in alcuni casi, scompare anche: la trasformazione e i suoi processi avvengono e sono anche molto intensi, ma non c’è più sollecitazione (identificazione) del corpo emozionale.
2-C’è un vero distinguo tra bene e male?
Il bene e il male appartengono all’ambito della morale, non della vita: La mente-morale dice questo è bene, questo è male.
Per la vita tutto è processo, trasformazione, ed ogni fatto, scena, rappresentazione, di qualunque natura sia, produce esperienza e l’esperienza struttura ed amplia il sentire di coscienza.
3-L’esistenza non si esprime in tutti i suoi aspetti di vita e di morte?
Non solo: l’esistenza è tutta la gamma che va da vita a morte, immenso gesto creativo basato sull’aggiungere e sul perdere, sul conquistare e sull’arrendersi, sul manifestare e sul dimenticarsi.
L’esistenza è ritmo dove un periodo è composto da una fase con un segno seguita da una fase di segno opposto.
La danza delle fasi e dei periodi modella l’esistenza dell’uomo, è la sua esistenza e quella del cosmo intero.
Così è nel divenire che è solo uno degli aspetti dell’essere.