Un’ amica scrive: “E” un periodo per me (apparentemente) pieno di preoccupazioni e allora mi si presenta una frase proposta da Vasco:
“Quando sono sopraffatto dalle preoccupazioni, ripenso a un uomo che, sul suo letto di morte, disse che tutta la sua vita era stata piena di preoccupazioni, la maggior parte delle quali per cose che mai accaddero (Winston Churchill).
La conclusione logica dovrebbe essere: perché preoccuparsi per ciò che deve accadere, stai sul presente, su ciò che hai. Questo è un buon modo per gestire l’ansia, non ho niente da obbiettare. Ma ho qualcosa da aggiungere: il genere di preoccupazioni che ci colgono parlano di noi, raccontano delle nostre paure, della nostra mancanza di fiducia nella vita, nell’altro, in noi stessi e di altre innumerevoli cose.
Parlano di quel qualcosa che ha bisogno di indagine, di approfondimento, di mutamento e che bussa e aspetta una soluzione.
Affermare che la vita accade ora e solo ora e che dobbiamo aderire a ciò che accade, senza indugiare sul passato e sul futuro, non significa che non dobbiamo avere occhi penetranti per analizzare la natura del nostro processo esistenziale che, tra le tante modalità, si manifesta come preoccupazione.
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