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ciao roberto,
ecco come mi arrivano le tue parole.
squarcio di faro
notte di mare
tra nebbia e rocce.
la parabola ruota
intravvedo il passaggio.
ridesta il mio sentire
e la voglia di un altro passo
è già storia
ed il nuovo
è il presente che accade.
Queste meravigliose righe mi riportano a quanto mi succede in questi giorni. La settimana scorsa sono caduta nella disperazione, agganciata alla disperazione come una cozza. Lacrime che scorrevano. Continue conferme di quanto la vita sia implacabile, dura, cattiva. Ho pensato che così non andavo da nessuna parte. E (secondo me razionalmente) ho cercato di stare nel bello, nel sentire. E’ tornato il sorriso. La vita da dura durissima tragedia diventa semplicemente vita. Possiamo confrontarci su questo processo? Stare nel dolore aiuta a elaborarlo, ad andare verso l’essere liberi o stare nel dolore è tempo malato in pasto al nostro ego, ti aggancia e ti tira semplicemente giù per confermare un personaggino sofferente?