Solitudine, famiglia spirituale, via

Impressioni e testo preparatorio al gruppo di approfondimento del Sentiero contemplativo sul tema:
La solitudine della persona della via spirituale
Febbraio 2012 

Qualcuno gli disse: “Ecco di fuori tua madre e i tuoi fratelli che vogliono parlarti”
Ed egli, rispondendo a chi lo informava, disse: “Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli?”
Poi, stendendo la mano verso i suoi discepoli disse:”Ecco mia madre ed ecco i miei fratelli, perché chiunque fa la volontà del Padre mio che è nei cieli, questi è per me fratello, 
sorella e madre”. Mt 12.47-50

La nostra presunzione ci porta a non considerare attentamente quelli che ci camminano a fianco: nella vita inconsapevole e in quella consapevole, la via.
Un misto di presunzione e di arroganza ci impedisce di vedere chi abbiamo a fianco, quell’ologramma che è lì per noi e di noi parla.
Attraversiamo la vita come fosse una foresta: gli alberi ci sfilano a fianco, su ognuno c’è affisso un biglietto con un messaggio per noi.
Non ci interpretiamo come coloro che, di albero in albero, chinano la testa, leggono e prestano grande attenzione al messaggio; no, portiamo il nostro sentirci d’essere come individui tra albero e albero, tra radura e radura, interessati a rafforzare quel senso d’esserci piuttosto che al gesto del chinarci attenti.
Stupidi.
Non abbiamo compreso quanto siamo soli.
Non ci è chiaro che i nostri figli, i nostri partner, i nostri genitori, i nostri amici sono solo ologrammi, ombre, tronchi in ordine sparso nella foresta.
Tutto ciò che incontriamo ci indica, suggerisce, impone la natura del nostro essere più intimo, del nostro sentire, e ne denuncia il limite: esiste per questo, è funzionale al nostro apprendimento.
L’altro, messaggio affisso sul tronco dell’albero della foresta, ci interpella e ci dice:

“Sei solo con il limite del tuo sentire.
Cammini e pensi di avere una dignità, guardi gli altri e dici”io-esito!”
Inconsapevole del tuo essere niente  diventi qualcuno differenziandoti dall’altro.
Sei solo, completamente solo, e non lo sai.
Non sai che quella che chiami vita è solo rappresentazione e tutti i personaggi, te compreso, non siete altro che ologrammi, ombre.
Ti sembra che ciò di cui partecipi sia vero, e ti prendi sul serio.
Dimentichi che l’unica cosa vera è quella percezione che hai dentro di te, che mai ti abbandona, implacabile e irriducibile, che ti testimonia della distanza che ti separa dall’Essere.”

Siamo soli con il nostro limite e con quel senso di separazione, di incompletezza, di abbandono che tante volte ci accompagnano.
Ci sembra che ci siano gli affetti, i legami, la dignità, il rispetto, i valori.
Nel teatro delle ombre cerchiamo degli appigli.
Ogni ombra parla del limite del nostro sentire e denuncia l’irrimediabile separazione dall’Essere.
Ogni appiglio si mostra illusorio, ogni speranza senza orizzonte.
Ologramma tra ologrammi; sentire tra sentire; limitazione tra limitazioni.
Qual è il senso?
Posso vedermi solo attraverso te.
Non ho un altro modo, non c’è un altro modo.
Solo, ombra limitata che incontra altre ombre limitate, dove il limite di ciascuno parla all’altro.
Ombre che parlano alle ombre.
Nell’inconsistenza totale, emerge l’essenziale: ciò che è rilevante non è se sono ombra, è la percezione del limite che colgo in me, limite di sentire; è quel vivere, quell’avvertire palpabile la separazione da Te.
Insopportabile.
La rappresentazione delle ombre, degli ologrammi, della solitudine, dell’incontro con i messaggi affissi sui tronchi degli alberi della foresta, conduce all’essenziale:
non c’è niente se io non sono in Te,
se io non scompaio e, nello scomparire,
Tu vieni.
Consapevole di questo, ti guardo piccola ombra che paziente cammini al mio fianco: ti guardo mentre mangiamo, ridiamo, litighiamo, tacciamo;
vi guardo, fratello e sorella, vestiti di piume;
vi guardo campi candidi di neve abbracciati da siepi di olmo e biancospino;
vi guardo, compagni della via, piccole ombre, che mi sedete a fianco: vi guardo e mi commuovo.
La mia famiglia è fatta di ombre ma, per come mi è possibile, mi avvicino per leggere il biglietto che ognuna porta appuntato e che mi ricorda quanto sono lontano da Te.

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