Un brano del Cerchio Firenze 77, tratto da: La fonte preziosa, Edizioni Mediterranee, pag.75
Il ricordo vi garantisce che voi continuate nel tempo.
Ma è un errore collegare se stessi al ricordo; la continuità sta nello stesso sentire d’essere, nell’essere in sé che non cessa, e non può cessare d’essere.
Il ricordo perisce, si può anche dimenticare chi si è o chi si è stati, come nei casi di amnesia totale; ma il sentirsi d’essere non cesserà mai.
E questo sentirsi d’essere non è destinato a perire come perisce il ricordo, ma ad ampliarsi sempre di più, fino a sussistere indipendentemente dai pensieri, dai desideri, dalle sensazioni; anzi, nel silenzio di questi, ad espandersi talmente da abbracciare tutto quanto l’io esclude: il non-io.
Sentire d’essere…in me c’è il divenire,in noi c’è dinamicità nel sentire, il dispiegarsi di forme, di una coscienza che può riconoscere in ciò che è stato vissuto e che si sta esperendo, parte del suo processo.
Ma non possiamo fermarci al passato, alla tessitura del ricordo. Non può esserci identificazione con qualcosa che è già altro, è come cercare il pantano, lasciarsi scivolare dentro…Fiuto che ci sono dimensioni, piani, livelli di esistenza e di esperienza del sentire che vanno ben oltre a ciò a cui siamo abituati a dare così tanta importanza, e che invece costituiscono una piccola parte di ciò che è. Quando tocco il silenzio, una vastità più ampia si dischiude tutto attorno. Un abbraccio silenzioso intimo che va oltre, ben oltre me…