Scrivere, parlare, vivere è portare a rappresentazione il proprio sentire, quel che si è compreso e quel che è ancora da comprendere.
Ogni volta che prendo un foglio per annotarmi delle idee mi rendo conto che inizia un processo di svelamento attraverso il mezzo delle parole, le quali, mentre si articolano, mostrano il loro limite ma anche la loro grande potenzialità.
La parola è generata dal pensiero, questo dal concetto che sorge dall’intenzione, e questa dal sentire: c’è un mondo estremamente vasto dietro una parola.
Quante parole, quali parole possono esprimere l’ampiezza del sentire?
Non credo ci sia parola adatta.
Il silenzio può esprimere tanto? Non credo.
La parola che sorge dal silenzio; il gesto che sorge dal silenzio esprimono in parte, mai compiutamente, quella dimensione.
Ciò che sorge dal silenzio nasce dal sentire, attraversa la mente quieta ed obbediente, si riveste di emozione e diventa fatto che accade.
E’ un processo che comunque relativizza l’espressione del sentire, ma ha il merito di portare a splendore tutto ciò che attraversa: la mente, l’emozione, il corpo.
Come sempre, la via non è negli estremi ma nella danza, nel ritmo che fonde e trasmuta le due polarità.
Non la parola, non il silenzio: la parola che sorge dal silenzio.
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