Ogni libertà nasce, si sviluppa e muore nella relazione con l’identità (mente, emozione, corpo).
La libertà fiorisce nella non identificazione.
La non identificazione è la conseguenza non di tecniche, pratiche, sapere acquisito, ma di comprensioni raggiunte.
Le comprensioni si realizzano attraverso le esperienze.
Tutte le persone e tutti gli esseri vivono esperienze, la vita è esperienza.
La libertà sorge nell’intimo di ciascuno semplicemente vivendo.
Osando vivere.
La via spirituale vera che conduce alla liberazione è quella che a tutti, indistintamente, è donata: la possibilità di vivere dei giorni, delle relazioni, dei fatti.
Questo post mi piace molto.
Questo post mi ha dato da riflettere molto.
Questo post l’ho letto anche un po’ con comparazioni a “Filosofia della LIBERTA'” di Steiner.
Perciò, anche se ora la domanda sembrerà ingenua o altezzosa, è da un po’ che ci penso.
A me dà tantissimo lavoro da compiere una simile concezione di libertà e di non identificazione; a me piace tantissimo, come Francesca diceva nel commento in un post, il fatto che “le comprensioni si realizzino tramite esperienze”. Ma c’è un’esperienza che non so se sarà mai possibile fare e quindi un concetto che non so se sarà mai possibile comprendere ed è una domanda-perché: perché siamo quasi “condannati” a comprendere tramite esperienze e non possiamo comprendere altrimenti? Cioè perché dobbiamo fare questo lungo cammino verso la libertà, liberarci dell'”identificazione” – non potevamo già nascere liberi? Forse non ci sarebbe neppure libertà all’infuori di quella che si può conseguire lungo il cammino fatto di comprensioni ed esperienze?
Grazie di nuovo, Robi.
Posso rispondere nell’unico modo possibile: la vita su questo pianeta, in tutto questo cosmo secondo i maestri, si dispiega così, secondo queste leggi.
Così non è su altri piani di coscienza, ad esempio quando si è usciti dal ciclo delle nascite e delle morti.
Perché passiamo da un sentire limitato ad un sentire vasto? Perché da ego ad amore?
Se osservi c’è un dispiegarsi, uno srotolarsi della consapevolezza dell’uomo: da chiuso in sé e prigioniero dei propri istinti primari e bisogni, alla donazione di sé.
La vita a me sembra niente altro che il fiorire della consapevolezza del sentire, dell’essere.
Il fiorire, l’ampliarsi del sentire di tutti gli esseri: una fioritura immensa.
La vita mi sembra niente altro che il dispiegarsi della consapevolezza del sentire dell’Assoluto.
Ciò che osserviamo in noi e attorno a noi non è altro che consapevolezza del sentire dell’Assoluto.