Attraverso la nostra umanità così limitata,
nell’assenza di tempo del presente che accade,
splende la natura dell’assoluto.
Osservi questa vita che ti attraversa
e scompari travolto dal suo irrompere.
La gioia incontenibile che sorge dalla consapevolezza dell’essere inutile, rende possibile alla vita il condurti ora qua, ora là,
secondo il suo progetto.
“[…] dalla consapevolezza dell’essere
inutile […]”
Che verso splendido!
Parlare dell’inutilità dell’essere (di quello che noi CREDIAMO/VOGLIAMO essere) mi è sempre sembrata una realizzazione magnifica; ma, a essere sinceri, anche una questione delicata.
Forse faccio confusione ma per esempio, quando nel “Tao te ching” si tratta di parlare di INUTILITA’/UTILITA’ delle cose, si finisce per attribuire la prima all’ESSERE mentre la seconda al NON ESSERE. Quest’ultimo dovrebbe coincidere con la “vita [che attua il suo] condurti ora qua, ora là/ secondo il suo progetto”; eppure non so fino a che punto ci sia questa coincidenza. Probabilmente questa “vita” non si può esprimere a parole o con oggetti (d’altronde però sono questi alcuni degli unici mezzi che ha per esprimersi!); ecco perché il saggio autore del “Tao” la chiama semplicemente NON-ESSERE che, beninteso, sarebbe come INDEFINIBILE. Vabbe’, sto solo… sto solo facendo accostamenti azzardati e che lasciano il tempo che trovano con tutta probabilità. Riporto in ogni caso il bel passo del “Tao” ché sento un qualche nesso con questo bel post ce l’abbia.
Trenta razze s’uniscono in un sol mozzo
e nel suo non-essere si ha l’utilità del carro,
s’impasta l’argilla per fare un vaso
e nel suo non-essere si ha l’utilità del vaso,
s’aprono porte e finestre per fare una casa
e nel suo non-essere si ha l’utilità della casa.
Perciò l’essere costituisce l’oggetto
e il non-essere costituisce l’utilità.
Un salutone!
..la gioia incontenibile dell’essere inutile,..
è un rilassamento totale. la consapevolezza che se muoio proprio in questo momento il mondo può andare avanti lo stesso.
i miei figli continueranno comunque il loro percorso, inattaccato dalla mia scomparsa perchè quella scomparsa è nel grande disegno.
non mi succedeva così, lo devo dire, quando erano piccoli. temevo di mancar loro o di perderli.
ora anche la loro scomparsa non mi fa più paura perchè sono certo dell’amore che sento per loro e quello, in un’altra forma, torna.
una volta che il piccolo seme è germogliato il lavoro è fatto, la paura scompare.