Attraverso un parco milanese per raggiungere la casa di un’amica.
Un’ora di strada.
Ho deciso di andare a piedi perché dopo il temporale ritrovo l’odore della terra bagnata e delle foglie.
Oltre una panchina una voce mi ferma.
Pronuncia una frase che non corrisponde a quello che sta dicendo.
Sta dicendo fermati. Io sono già oltre. Mi fermo, torno indietro.
Dice: “Non ne posso più” – con un sorriso dolce e rassegnato.
Le chiedo: “Sei stanca?” – Risponde: “Staaaancaaa???”.
Le chiedo: “Sei un po’ disperata?” E mi viene il suo stesso sorriso.
Mi dice: “Io sì, questo caldo e questo freddo che si alternano…”
I suoi occhi sono persi nelle cose che vede e non dice al posto di quelle parole.
Mi spiega che è morto Martini, che lei pensava come lui.
Le rispondo che io pure mi ritrovavo nelle sue parole.
Spiega che suo nonno probabilmente era andato a Gerusalemme con Martini.
Le cronologie si fanno improbabili, i pensieri diluiscono e sfumano, i minuti scivolano sulla sua giacca a vento, sugli indumenti di lana anticipata.
C’è il sole caldo, indosso un vestitino leggero che si aggrappa agli ultimi raggi di estate.
Ci presentiamo, ci salutiamo. Speriamo di incontrarci ancora.
E’ stato solo un gesto. Fermarsi. Stare.
Nessuna parola corrispondeva a quel che stava succedendo.
si, a domenica.
Buongiorno Ale,
mi sa che non l’hai perso
“rimane il sapore di un cibo gustato…”
è buono come un pane abbrustolito in inverno
ti abbraccio
a domenica?
ti avevo scritto un post francesca.
ma l’ho perso, non lo avevo salvato.
ho pasticciato con il log in.
partivo da questa frase.
“I suoi occhi sono persi nelle cose che vede e non dice al posto di quelle parole.”
ho provato a riscrivere la stessa sensazione generata da questa frase ma ormai era passata. non riesco a ricontattarla.
rimane il sapore di un cibo gustato.
un grazie
per il tuo esserti fermarta!