Scrive un’amica: “Durante i nostri incontri, nelle pause, in cucina, le persone dovrebbero fare più silenzio.” Giusto.
L’amica dimentica quanto ci insegni, ci metta in scacco, ci costringa a lavorare interiormente il non-silenzio altrui.
L’essere indotti, e anche costretti, ad esercitare la pazienza, l’accoglienza, la resa e la disconnessione di fronte all’altro, gestendo la nostra ribellione, ci trasforma molto più del silenzio.
…grazie a quell’amica fuori, che poi non è altro dall’amica interiore che ci ricorda la via.
Riflessione importante, sacra direi.
L’uno e l’altro, il silenzio e il non-silenzio: si fanno largo in noi e ci invitano più o meno docilmente ad ascoltare, a lasciare che quel principio di orticaria si trasformi in altro…Forse questo discorso è valido per tutta una serie di categorie di opposti, così almeno come le definisce e sapara la mente!L’arte del vivere in equilibrio fra i poli opposti dell’energia cosmica che si manifesta in sconfinati modi: la solitudine e la compagnia, la luce ed il buio, la carezza e lo schiaffo, e non è necessario proseguire ad oltranza perchè la stessa vita quotidiana ci presenta tutti questi volti dell’Uno, e la sfida è sempre quella di accogliere quel che si muove dentro, conoscerlo, comprenderlo nei modi e nei tempi possibili ad ognuno, e lasciare che un pò di pace si diffonda, trasformandoci e portando una visione più chiara.