Uno dei doni più grandi di un intensivo non è quello di porci al centro di noi, dell’essere, di collocarci in una neutralità per gran parte del tempo che dura.
No, non è questo il dono principale, è un’altro.
E’ la possibilità di vedersi quando la consapevolezza neutrale si attenua, si aprono spiragli e riaffiora l’esserci con i suoi bisogni e pretese.
Con le sue proteste, polemiche, antipatie, piccinerie.
Normalmente osservo e taccio, a meno che l’accadere non abbia una certa eclatanza e possa turbare l’insieme.
E’ difficile approssimarsi alla vita di un’altro che non si vede in una sua certa manifestazione: puoi farlo se ti chiede, se ti chiama in causa, altrimenti vedi e taci.
In un intensivo si vede tutto l’umano senza veli.
Un invito: ciascuno guardi attentamente sé, nella consapevolezza che poco si è compreso e che ancora lungo è il cammino.
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