Cara Maria, quand’ero ragazzo stavo in campagna, a poche centinaia di metri dalla foce del fiume Cesano. Da un cisterna partiva un canale che portava l’acqua nei campi; sedevo sul suo bordo, facevo barchette con le foglie di canna e poi le liberavo sull’acqua. Letteralmente le liberavo e le seguivo nel loro tragitto: leggere e fragili sbattevano, giravano su se stesse, si capovolgevano ma l’acqua comunque le portava, troppo inconsistente il loro essere per rappresentare un problema per la corrente.
Così siamo noi Maria, piccoli e inconsistenti, la vita ci porta secondo il suo progetto nel silenzio del nostro lasciarci portare.
caro Roberto, condivido si cosi e’ , barchette sul fiume dove la VITA scorre.
nel mio sentire non c’e’ nessun libero arbitrio.
grazie di questa tua condivisione
L’esercizio del libero arbitrio è costante ma, mi sembra, non sulla direzione..
Qual’e’ il libero arbitrio della barchetta? La scelta di come si lascia trasportare?