Lo sguardo equanime

Nei giorni scorsi mi sono trovata nell’orbita di una persona impietosamente ingabbiata nell’individualismo.
Impigliata in una descrizione identitaria prepotente, schiacciante, aggrappata alle cose, arida, sfiduciata, fragilissima, ciecamente opportunista.
Un banale intervento medico l’ha portata ad esporsi, ad esternare più del solito.
Ho messo lì la mia disponibilità che è stata dapprima esaltata, poi data per scontata, poi vilipesa.
Ho osservato incredula, in pochi giorni, le tante potenzialità di incontro ignorate o disprezzate.
Un IO sovrastante, terrorizzato di perdersi, ha fatto scempio sistematico delle occasioni di apertura.
Ho sentito una divisione aggressiva, che toglie fiato a chi la incarna.
Ho provato rabbia per la potenza della negatività, come fosse un elemento estraneo agli attori, dotato di vita propria.
Mi sono accorta della disconnessione in atto, di come mi facesse “scartare” dalle offese ricevute all’osservazione, alla compassione…
Ma ho anche visto la distanza sana, interna ed esterna, che viene ad instaurarsi quando realizziamo la nostra impotenza a modificare altro che non sia noi stessi.
Quella coscienza, quel percorso, quella officina, quei veicoli… faticosi, legittimi, illuminanti, maestri.
E’ stato come se la disidentificazione, nella relazione, suggerisse l’azione o l’astensione,
come se avesse una efficacia educativa rivolta verso sé,
come se segnalasse il posizionamento neutro.
Come se le esperienze di questi giorni (questa e altre) portassero l’invito ad una discriminazione equanime e contenessero le istruzioni (distanza, lucidità) per la messa a fuoco.
Alla fine quel che emerge è: non tu, non io, sempre più sento che solo una dimensione collettiva in cui ognuno massimamente c’è e ogni-uno massimamente scompare può portare oltre l’illusione dell’individualismo, della divisione, della sofferenza.

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Federica Pinna

L’individualismo, questo attaccamento indiscriminato a tutti i costi al proprio, questa bestia scura strisciante che assume le forme meno attese, e di continuo si ripresenta…Conosco la fatica e l’impotenza del confrontarsi con certe manifestazioni (proprie o altrui ad un certo punto fa poi poco differenza) che possono risultare anche schiaccianti. Comprendo sempre più il valore dello sguardo ampio (orizzontale, verticale, trasversale,)neutro, che riorienta verso l’accettazione, un più opportuno discernimento ed una visione che contempli oltre il particolare,il contesto. Questo porta respiro, lievità e allenta inifinitamente. Grazie Francesca per questa condivisione, è preziosa.

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