Il post di Alessandro di ieri parla di questo. Più si comprende il vivere, il suo senso profondo, più si entra nella dimensione del quotidiano, del feriale, del piccolo fatto che invece di perdersi tra mille altri piccoli fatti insignificanti e anonimi, assume rilevanza e centralità.
Nella dimensione contemplativa la vita diviene “piccolo fatto che accade”.
Avrei potuto anche dire: “Successione di piccoli fatti” ma, in effetti, quando il piccolo fatto diviene ciò su cui si focalizza la consapevolezza simultanea (sentire, pensare, provare) il tempo perde la caratteristica propria del divenire, si dilata fino a scomparire.
Il fatto, singolo e piccolo, emerge in virtù della pratica della disconnessione: pensiero-emozione-azione non sono più connessi tra loro; un fatto non è più connesso ad un altro fatto, da questo sorge la sospensione e la neutralità.
Questa esperienza è totale: vita piena, vita vera, vita libera fatta di niente.
… così sìa…