La fine dell’estate ha in sé la natura del finire.
Il ciclo vitale iniziato a primavera, conosce un lungo apice in estate per poi declinare fino all’apice opposto, la stasi/preparazione invernale.
Così è anche nella vita di chi scrive: in questi giorni il senso del finire e del finito è lucido alla consapevolezza.
Qualunque sia lo stato dell’arte, tutto può finire, senza rimpianto.
Nello stesso tempo, e per un moto naturale, già lavorano le forze di interiorizzazione, di comprensione, dei processi vissuti nel ciclo dell spinta, della creazione, della estroversione.
La consapevolezza che tutto può finire è liberatoria; libera da se stessi e dai propri progetti, conferisce un vivido senso di impermanenza.
…momento pressoché inevitabile, per ciascuno di noi..
il corpo inizia a darne segnali giorni e giorni prima..
mentre noi siamo ancora intenti ad arrostirci al sole, ad avvinazzarci alla sera, a danzare sfrenati.. per non sentire qualcosa che spesso ci inquieta e rattrista..
ma così è ..non se ne sfugge,
prima ne prendiamo atto e seguiamo il movimento, meglio è. …
grazie roberto, per ciò che scrivi…la ciclicità delle stagioni, delle vite, del contrarsi e dell’espandersi…tutto è moto, tutto vibra, tutto è impermanente e questo incessante movimento, acqua che si trasforma, che riempie e prende forma, parla della perfetta pienezza dell’Assoluto…