La saggezza non è il prodotto della conoscenza: è qualcosa che ognuno deve scoprire.
Conoscenza e saggezza non procedono insieme. La saggezza affiora col maturare della conoscenza di noi stessi. Senza conoscere noi stessi non avremo alcuna possibilità di vivere nell’ordine e nella virtù.
Imparare su noi stessi non significa affatto accumulare conoscenza su quello che siamo. La mente che accumula conoscenza non sta imparando: sta raccogliendo delle informazioni e facendo esperienza. E basandosi sulla conoscenza che ha acquisito, continua a fare esperienza; quindi non sta veramente imparando, sta solo accumulando ulteriore conoscenza.
Il vero imparare avviene nel presente, non ha passato. Quando dite: “Ho imparato”, avete a che fare con la conoscenza che avete accumulato e questo significa che ormai avete smesso di imparare.
Una mente che non pretende di accumulare nulla impara in continuazione, e solo una mente simile può capire a fondo quell’entità che noi chiamiamo il “me”, il sé. Io devo conoscere me stesso, la struttura, la natura, il significato di quell’entità che chiamo “me”. Ma non posso farlo se continuo a portarmi dietro tutto il carico di conoscenza legata al passato, alle mie precedenti esperienze, ai miei condizionamenti.
Finché mi tengo tutto questo non posso imparare, posso solo interpretare a modo mio quello che vedo con occhi annebbiati dal passato.
Commento
“Il vero imparare avviene nel presente”.
La questione è complessa e, come spesso accade, Krishnamurti ci vola sopra e non necessariamente è efficace.
Imparare è comprendere, ampliare il sentire di coscienza: qualcosa è imparato/compreso quando è iscritto nel corpo della coscienza alla stesso modo di un cibo che non basta mangiarlo, deve essere assimilato dal corpo, solo allora diviene nutrimento.
Quello che Krishnamurti non dice è che non si impara/comprende in un attimo, in un’esperienza: imparare è un processo che richiede molte esperienze, spesso ripetute nelle loro modalità di fondo.
Conoscere non è imparare/comprendere è vero, ma senza conoscenza non si addiviene ad alcuna comprensione.
Che cos’è la conoscenza? Nella metafora del mangiare e del nutrirsi equivale all’assumere cibo: da ogni esperienza acquisiamo dati, tasselli di realtà; di esperienza in esperienza il puzzle si compone di molti tasselli e questi iniziano a combinarsi armoniosamente; infine il puzzle è completo e la risultante di quel processo di accumulazione e strutturazione dei dati si iscrive nel corpo della coscienza dando luogo ad una comprensione.
Quella data cosa quando è compresa lo è per sempre, aldilà del tempo, su quel fronte la coscienza non guiderà più l’identità in nessuna sperimentazione particolare.
L’immagine è tratta da: http://blog.brockwood.org.uk/category/writings/