I laici e le religioni

[…] L’opinione laica sembra infatti ben disposta a interloquire su tematiche filosofiche o persino spirituali, concedendo una patente di credibilità dialogica a riflessioni sulla vita, la morte, l’al di là, i valori universali… mentre appare refrattaria, distratta, non reattiva quando il papa affronta tematiche molto più “laiche”, come il sistema economico-finanziario disumano, la dignità di ogni persona a cominciare dai poveri, i migranti, i profughi, il commercio delle armi, le strutture e gli assetti politici e sociali che alimentano ingiustizie: i silenzi che hanno accolto i suoi appelli contro la terza guerra mondiale in atto o contro la persecuzione delle minoranze, cristiane o meno, sono sintomi preoccupanti di un dialogo che ha timore di affrontare frontalmente questioni imbarazzanti per i rapporti di forza esistenti nel mondo. Ma il dialogo autentico non ha come finalità i massimi sistemi: da quelli prende le mosse per chinarsi sul bene più prezioso che ci è dato di possedere e che a tutti va garantito, la vita umana.[…] Enzo Bianchi, Avvenire, 28 aprile 2015.
Credo che i laici abbiano una domanda esistenziale che non trova risposta e per questo indagano, interloquiscono, chiedono a chi, presumono, a quella domanda dovrebbe aver trovato risposta.
Non è questa la funzione delle religioni? Proporre all’umano un cammino di unificazione interiore, di senso, di ancoramento ai valori fondamentali, all’essenziale?
Credo altresì che i laici vogliano riservare a sé e ai processi politici, economici, sociali il superamento delle spaventose diseguaglianze e ingiustizie che attraversano il pianeta.
Mi sembra che nella coscienza laica ci sia sufficiente consapevolezza di una divisione dei ruoli che affida alla religione la vita interiore, e alla politica quella di relazione.
Questa consapevolezza laica marca, probabilmente, un limite: la non chiara comprensione che ogni mutamento esteriore trae origine da un cambiamento interiore. Se i laici avessero ben compreso questo, la politica che essi esprimono avrebbe ben altra natura.
Questa lucidità di sguardo c’è invece nelle religioni in genere, che pongono al centro di ogni processo il cambiamento del “cuore” dell’uomo.
Rimane da vedere e da chiarire se e in che misura, le religioni rispondono alla fame esistenziale delle persone: a mio parere in una misura molto scarsa.
Il cattolicesimo, in particolare, sembra prigioniero di se stesso, della propria tradizione, della propria teologia, del verso consolidato dal quale ha guardato e guarda all’evento che l’ha generato: la vita, la morte, la resurrezione di Gesù, il Cristo.
Credo che il mondo interiore dei laici chieda ai cattolici la capacità di rigenerare il paradigma cristiano, di trovare gli alfabeti nuovi di una interpretazione simbolica ed esistenziale dell’archetipo del Cristo che parli alle loro menti e ai loro cuori in maniera, per loro, credibile ed efficace.

Immagine da http://goo.gl/78aLk0

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bruno

credo che tutti noi, cosi detti laici, siamo predisposti ad accettare e credere in un qualcosa che si manifesta in maniera immediata e tangibile, il fatto di aderire non alla religione ma a quello che insegna la religione cristiana comporti un notevole impegno al quale non siamo ne preparati ne propensi a sacrificarci troppo

Federica

Estremamente importante trovare nuovi alfabeti che contemplino la pulitura da condizionamenti ed interpretazioni limitanti e fuorvianti

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