Credo che i genitori dei 13 bambini del Laboratorio di creatività consapevole conoscano l’importanza di accompagnarli, fin dai primi anni della loro vita, in un cammino di consapevolezza e di conoscenza.
Lontano da qualsiasi forma di condizionamento e di indottrinamento, i bambini sperimentano l’ambito delle sensazioni, delle emozioni, del pensiero, del sentire attraverso le esperienze corporee, pittoriche, rappresentative e ne divengono consapevoli, imparano a parlarne, a discuterne con la stessa naturalezza con cui parlano di un cartone, o del loro sport preferito.
Imparano a collaborare, sviluppano la chiara consapevolezza che, nella responsabilità personale, si procede tutti assieme per il bene di ciascuno e di tutti.
Imparano a fare e a stare; a parlare e a tacere; ad osare e a rispettare.
Di esperienza in esperienza, si imprimono nel loro interiore in modo del tutto naturale, gli elementi della conoscenza di sé: l’alfabeto della conoscenza, della consapevolezza, della comprensione cresce con i loro mesi ed i loro anni.
Si ritroveranno adolescenti, giovani, adulti e avranno interiorizzato, senza sforzo alcuno, le basi di quella strumentazione indispensabile che li accompagnerà per tutta la vita.
Più conosceranno se stessi, più potranno procedere nella vita con discernimento, con dedizione, con responsabilità e potranno farlo limitando il tasso di attrito e di sofferenza per sé e per gli altri perché, chi conosce se stesso, tende naturalmente a procedere non arrecando danno né a sé, né all’altro da sé.
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Penso spesso a queste due parole: Libertà e disciplina e anche se la mia testa sa che sono le due facce della stessa medaglia, che senza una non esisterebbe l ‘altra mi sorge sempre l ‘immagine dei bambini spesso di culture orientali che si dedicano a discipline rigide, che so, allo shaolin, all’apprendistato come monaco… Dentro queste discipline c’è forse la libertà interiore? Questi bambini hanno dotazioni diverse date dalla loro cultura per sostenere una disciplina così dura? Davvero accompagnarli vuol dire fare laboratori per la consapevolezza? Io credo che non ci sia più spazio per vivere!
Libertà e disciplina non sono in contraddizione perché libertà non è permissività ma avere la capacità di discernere quando una azione va agita, una cosa va fatta, quando no.
Questa capacità la insegnano i genitori quando indirizzano il comportamento dei figli dicendo dei no motivati e sempre conseguenti. In questo modo il bambino sa entro quali binari muoversi e questo lo rassicura. Ha bisogno di essere contenuto, con amorevolezza, dai genitori che sono anche il suo specchio morale. La consapevolezza del qui ed ora il genitore può farla acquisire proponendo e facendo con lui attività manuali, passeggiate, coloritura od altro: l’attenzione va posata sulla cosa che si sta facendo e su quello che in noi produce. Non deve essere una forzatura ma il genitore può lui narrare le proprie sensazioni per abituare il bambino a capire su cosa va posto l’accento: se ad esempio si pianta un seme, l’attenzione va posta sul contatto con la terra e su ciò che questo contatto produce; se mi rotolo sul tappeto sulla sensazione corporea che ne deriva; dopo una giornata movimentata si può fare qualche minuto di rilassamento distesi ponendo l’attenzione sul respiro, sulle mani, su altre parti del corpo.
Accennava alle discipline orientali. Alcune sono senz’altro utili ai bambini per acquisire attenzione e consapevolezza dei gesti (vedi ad es. il Kung Fu), ma da sole, a mio avviso, non sono sufficienti per acquisire libertà interiore, come lei chiedeva, perché la libertà interiore si raggiunge dopo un percorso di conoscenza e di consapevolezza di sé che inizia da piccoli ma che si raggiunge assai in là nella vita.
Ogni cultura ha i suoi modi per portare i bambini a conoscere se stessi, la nostra ahimè, sembra averli smarriti.
Non so se nei monasteri dell’Oriente, i bambini sono sottoposti a discipline dure, forse in alcuni sì, ma non conosco la materia e non posso dire.
Gardner, andato in Cina per conoscere l’universo creativo dei bambini cinesi, constatò che, nonostante l’approccio molto diverso tra le due culture rispetto al modo in cui il bambino è stimolato a conoscere (centrato sulle spontanee scoperte del bambino in occidente, sui suggerimenti dell’adulto in quello orientale) la creatività dei bambini cinesi risultava alta.
Non so se sono riuscita a chiarire.
Se vuole approfondire può leggere: Catia Belacchi, La meditazione nel percorso educativo, ed Psiconline.