La mente divide, ma non per sempre

Per sua natura la mente analizza e di ciò che si mostra nella sua unitarietà coglie il dettaglio, evidenzia il particolare, sottolinea un aspetto.
Nello svolgere questa mansione ad essa connaturata, perde di vista l’insieme della cui natura poca sa comprendere.
D’altra parte, non è compito della mente occuparsi dell’insieme, ma della coscienza: essa è l’organo che tutto tiene assieme, che guida il procedere frammentato ed unilaterale dell’umano conferendogli direzione e scopo.
Dove la mente crea divisione, la coscienza unifica.
Minore è l’ampiezza del sentire di coscienza, maggiore la visione dicotomica ed unilaterale che la mente genera e che la persona vive e sperimenta.
Più ampio è il sentire maturato, maggiore l’ampiezza dello sguardo che tutto abbraccia e tutto comprende nelle sue logiche unificanti.
Il cammino dell’umano va dal particolare all’unitario; dall’io al noi; dal mio al nostro: dalla centralità di sé, alla dimenticanza di sé e alla piena comprensione che solo l’Uno è reale.
Quando il sentire è ampio, la natura della mente viene mitigata perché non è più essa a guidare e a determinare la vita e le scelte: il sentire, con la sua disposizione unitaria, prende il sopravvento, la mente è relativizzata e la sua funzione viene piegata all’interno delle logiche unitarie della coscienza.
Diviene un nobile attrezzo nelle mani dell’architetto.


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