Sentire, non-azione, silenzio

La prevalenza consapevole del sentire genera non solo la condizione di non-azione, ma anche un sostanziale ammutolire.
All’ampliarsi del sentire corrisponde ineluttabilmente un affievolirsi dell’esercizio della volontà, un venire condotti nell’azione e  nella presenza e un altrettanto ineluttabile affermarsi del senso della propria marginalità nel mondo, che induce alla discrezione, al fare un passo indietro, al tacere tutte le volte che la vita non ci indica diversamente, e anche quando sembra non ci sia alternativa al dover dire, la nostra parola si fa prudente e discreta. 
La vita nel sentire precede quella nella mente e la persona che nel sentire sviluppa la sua consapevolezza primaria, tende a dedicare minori risorse e, soprattutto, marginale identificazione con la vita nella mente-identità.
C’è un passaggio chiaro e inequivocabile di piano, una focalizzazione esistenziale che si sposta dal piano della identità a quello del sentire: l’insieme della persona tende a scomparire dall’ambito dell’esserci per dimorare in quello dell’essere.


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