Cosa sono gli assoluti? Quei valori alti ed ultimi di cui parlano la morale, l’etica, la religione.
Una delle grazie di questa vita è stata per me la possibilità di crescere lontano da una formazione religiosa.
La mia era una famiglia di contadini e di comunisti; sono cresciuto nella fascinazione dell’anarchia e del Cristo di San Francesco. Più tardi lo zen è stato casa.
Tutto il cammino è avvenuto e avviene lontano dagli assoluti, dalle adesioni, dalle promesse, dai doveri.
Ho camminato e cammino nell’ascolto dell’interiore: ciò che l’altro dice ora, o ha detto duemila anni fa, mi induce a riflettere e ad interrogarmi, ma non mi crea vincolo interiore.
Quando il Maestro propone l’amore come norma nelle relazioni, dice qualcosa di grande e di banale nello stesso tempo.
Di grande perché indica la strada a chi è smarrito, di banale perché coloro che quello hanno già scoperto, lì risiedono. Naturalmente, anche il banale ha la sua funzione: l’acquisito non è una linea retta ma, piuttosto, una sinusoide con i suoi alti e bassi e quindi anche a chi ha già compreso torna utile l’invito alla “banalità dell’amore”.
Anche il valore più grande viene logorato quando diviene una bandiera, un assoluto e cessa di indicare un processo.
L’amore interpella l’umano indipendentemente da chi l’ha scoperto, da chi ne ha fatto il proprio insegnamento, da chi lo serve o lo abusa.
Ad ogni stagione del sentire che ci costituisce, sperimentiamo i molti gradi dell’ignoranza dell’amore e gli infiniti passi della sua conoscenza.
Abbiamo bisogno che qualcuno ci ricordi dove andiamo, l’assoluto che è il nostro orizzonte? Può darsi, ma trovo estremamente utile conoscere, divenire consapevole, comprendere i modi di svelare al mio sguardo quell’assoluto.
Cosa mi vela? Cosa si frappone tra me e quella conoscenza? Cosa me ne impedisce la piena comprensione?
Posso scoprire allora che in me risiede l’ostacolo, e che è possibile rimuoverlo proprio attraverso conoscenza-consapevolezza-comprensione.
Aiutami a conoscermi. Deponi il vocabolario degli assoluti e dimmi quel che hai conosciuto, quello di cui sei divenuto consapevole, quello che ti sembra di aver compreso.
La compassione per me, per te; la tua compassione per te e per me, queste valgono più di mille assoluti ai miei occhi.
L’amore negato e negletto è l’incubatrice dell’amore vissuto, dell’amore che viene, che si fa gesto, affetto, parola, gioco.
L’amore sconosciuto cresce all’ombra della compassione, non dell’ideale.
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