In una via interiore la comunità è l’organismo dei sentire che procedono assieme.
Nel mondo della mente viene coltivata l’illusione che ciascuno procede per sé; nel mondo del sentire ci si apre all’evidenza che tutte le coscienze procedono assieme.
Cosa vuol dire? Che non c’è sentire che possa sperimentare, apprendere, comprendere senza relazione: relazione tra identità che forniscono dati ai relativi sentire.
Relazione tra coscienze che appartengono ad aggregati di sentire più o meno ampi.*
Tutti gli esseri procedono assieme, di qualunque natura siano. Tutto il cosmo procede assieme. In altri termini, e da un altro angolo visuale, potrei dire che nulla procede e tutto è Uno e, in quanto tale, è l’insieme di ogni presunta e illusoria parte, ma ora mi interessa osservare la realtà dal punto di vista del divenire.
Una comunità è coscienze ed identità che sperimentano nei loro relativi ambienti e che trovano, nella comunità, un momento di svelamento, di confronto, di sintesi, di condivisione e di comunione. Ed anche di rafforzamento del procedere personale.
Un cammino interiore avviene, per sua natura, nella gratuità.
Cosa significa? Che non può avvenire nella logica del trarne profitto, del guadagnare perché fondamentalmente è un perdere e basta.
Cosa si perde? Quello che si credeva di essere e di avere.
Cosa si trova? La realtà, i cui attributi non hanno mercato.
I primi tempi, appena scoperta la realtà, la mente cercherà di piazzarla per farsi bella ma, col tempo, il suo gioco non sarà sostenuto e il processo del perdere continuerà impietoso e inarrestabile.
Gratuità, niente da guadagnare in termini di egoità, niente da dimostrare in termini di immagine: il cammino ci rende nudi di fronte all’altro che con noi condivide il procedere; tendiamo a non vergognarci di noi, possiamo dire, possiamo mostrarci, possiamo essere quel che siamo perché il limite non è giudicato un peso ma una possibilità.
La comunità è quello spazio gratuito dove puoi perdere senza timore la rappresentazione consueta di te e dove vedi il tentativo della mente di guadagnare – perché quella è la sua natura – e tutto lo svela e lo smaschera.
Perdere è il processo di una identità sempre più permeata di sentire, di coscienza; guadagnare è la resistenza della mente/identità continuamente riaffermata e minata inesorabilmente dalle comprensioni che si ampliano e conducono la gratuità a farsi ferialità.
C’è una tensione tra perdere e guadagnare: è la tensione tra essere e divenire, esistere ed esserci, stare e volere.
Tutti hanno la propria comunità: la chiamano famiglia, fabbrica, ufficio, associazione ma in realtà è un officina esistenziale, una comunità.
Ma, naturalmente, guai a dirlo alle menti che da sole vogliono procedere: facciano pure; quelle più avvedute si arrendono alla realtà dei fatti e riconoscono che senza l’altro rimangono ignoranti e cieche come talpe e allora osano dirlo, osano guardare l’altro e dirgli: “Non ho paura di te, e tu non devi aver paura di me. Diciamoci le cose e magari facciamoci male. Mostriamoci nei limiti e sorreggiamoci nel camminare. Non temiamoci, il nostro incontro ci conduce oltre noi e possiamo andarci insieme: tutto ci porta assieme in una condizione dove entrambi perderemo il nostro nome”.
*A questo proposito non va mai dimenticato che quella che noi chiamiamo coscienza è il frutto della fusione di innumerevoli coscienze con la stessa ampiezza di sentire. Non esiste una coscienza singola che come tale attraversa tutto il cammino nel divenire: esistono coscienze che, come raggiungono la stessa ampiezza di sentire, si fondono fino alla fusione ultima, l’Assoluto che contiene in sé tutti i sentire.
Se vuoi puoi iscriverti alla newsletter “Il Sentiero del mese” con gli appuntamenti, i post pubblicati di recente, la vita nel Sentiero contemplativo.
Qui gli aggiornamenti quotidiani.
Mi sento di esprimere che nella mia esperienza è proprio quando mi muovo nella gratuità che ricevo di più, che mi arrivano risposte, comprensioni e “doni” inaspettati di ogni genere.