Grillo, la mente, il pieno, il vuoto

Se avete tempo leggete il resoconto di Michele Serra sullo spettacolo di Beppe Grillo a Milano apparso sull’ultimo numero dell’Espresso.
Secondo Serra lo spettacolo è indigesto a causa della quantità e della velocità dei contenuti proposti e del loro essere solo abbozzati non permettendo l’affollamento nessun approfondimento. Inoltre Serra evidenzia la corrente di complottismo, vittimismo, acredine che attraversa la narrazione grillina.
Se guardate il blog non troverete qualcosa di molto diverso: quantità, su tutto; complotto quasi dietro ogni fatto.
Perché parlo di Grillo? Perché è un evidente caso di eccesso di mente e perché ritengo che l’eccesso di mente sia un pericolo grave per sé e, quando riguarda una persona con una funzione pubblica, per tutti.
La mente non vede la realtà, non la fotografa, la racconta, la narra e per farlo estrae elementi del reale e li mette in una connessione, secondo lei, logica.
Quella logica è soggettiva. Se ho in me interiorizzato un paradigma complottista, la mia mente estrarrà dal reale tutti i fatti che confermano quel paradigma e costruirà un pensiero ed una visione coerenti secondo cui il mondo è il frutto malato del complotto di pochi a danno di molti.
Se mi circondo di persone con il mio stesso paradigma, se ho mezzi per creare consenso, se ho attitudini comunicative e manipolatorie, costruirò un piccolo mondo a misura del mio paradigma e lo riterrò oggettivo.
Tutto questo durerà fino a quando qualche elemento del reale non si incuneerà negli ingranaggi del mio processo e, spesso per via dolorosa, non sarò ricondotto ad una visione più allargata e che tenga conto di molti più fattori e di aspetti più profondi della realtà.
Se ad essermi infilato in una specie di sogno-incubo sono io, insignificante essere che nessuno influenza, poco male: mi farò del danno, ma sarà appunto danno mio. Se in questo sogno finisce qualcuno che aggrega milioni di persone a farsi male saranno in tanti e per tanto tempo.
Il caso di Grillo parla di un eccesso di pieno e di un deficit di vuoto, di un respiro mancato. Di soste negate. Di una forza ampia e generosa non domata e non ben compresa.
Di un non essersi sufficientemente misurati con la dimensione della compassione dal cui deficit sorge quella tinta di acredine e di aggressività che tutto macchia e contamina.
L’ira-del-giusto non è stata vista, né coperta con il sorriso e il velo dell’ironia: il “giusto” si è preso sul serio.
Nel satirico non può non esserci l’affondo polemico, lo sviscerare la realtà con il sarcasmo e qualche volta con una vena di cattiveria. L’acredine come compagna di viaggio può però diventare molto scomoda e, alla lunga, indigeribile e repellente.
L’acredine e l’aggessività-del-giusto-salvatore hanno prodotto nella storia solo dolore.
Ho simpatie diffuse per ciò che il mondo a 5 stelle può rappresentare, ma sono letteralmente buttato indietro dai modi, e a volte dai contenuti, dei suoi leader piccoli e grandi.
Un rimedio: meno pieno e più vuoto. Più pause. Più ascolto. Più compassione.
Meno mente e più consapevolezza nell’accorgersi se la spina del cervello è attaccata o meno.


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Luciana

“Ho simpatie diffuse per ciò che il mondo a 5 stelle può rappresentare, ma sono letteralmente buttato indietro dai modi, e a volte dai contenuti, dei suoi leader piccoli e grandi.”
Mi ritrovo in questa frase, attrazione e repulsione.
Grazie per questa analisi che mi rende più chiare le sensazioni provate nei confronti di questo movimento.

Gabriella Caria

L’acredine come compagna di viaggio può diventare molto scomoda e alla lunga indigeribile e repellente, l aggressività che è l acredine del giusto nella storia ha prodotto solo dolore è verissimo mii vengono in mente personaggi come Robespierre e il Savonarola finite vittime della stessa giustizia che applicavano ad altri mentre personaggi come Mandela dopo la sofferenza hanno preferito la strada del perdono e della tolleranza……dando una grande lezione all umanità

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