Quando le menti sono quiete, la comunicazione avviene da coscienza a coscienza, da sentire a sentire.
Mente quieta equivale a mente che non ha da aggiungere del suo sulla realtà sentita.
Il sentire può allora dominare il campo e utilizzare le parole e i gesti , le azioni per esprimersi, per travasarsi, per divenire realtà intellettiva, emozionale, fisica.
Se le menti sono quiete, le relazioni tra persone divengono una danza fondata sull’ascolto, sull’osservazione, sulla donazione reciproca.
Se le menti sono silenti, opera senza fine il principio dei vasi comunicanti e gli interlocutori, vicendevolmente, versano se stessi nell’altro.
L’umano splende nella propria natura, trascendendo il suo limite che pure mai viene meno, nel momento in cui con quel limite non è identificato.
Se non c’è identificazione, non c’è la frustrazione della limitazione.
Senza identificazione esiste semplicemente la natura delle cose e delle persone.
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