E’ come uscire di casa dopo un lungo periodo di pioggia e di freddo: questo è andare oltre sé.
Appoggiare il pensiero e l’intenzione sul bene dell’altro, chiunque esso sia, non sul proprio.
Mettere al centro la dedizione e la donazione di sé, non il proprio interesse e tornaconto.
Scomparire come centro di interesse, come perno su cui ruota il mondo, lasciando che la vita ci conduca dove ritiene bene e necessario che noi si sia.
Conoscete gioia più grande?
Questo è l’orizzonte, questo il cammino, a questo conducono i passi di ogni giorno.
Non si tratta di entrare nella logica di fare per l’altro: si tratta di dimenticarsi di sé e di divenire servi della vita.
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Grazie
Pausa pranzo: mi brucia lo stomaco per la concitazione del lavoro; miriadi di input che colpiscono un centro identitario, che tutto il giorno fatica per non esserne sopraffatto e quindi per difendere questo sé. Come trasformare gli stimoli esterni che chiamano in causa il sé, in vita in cui dimenticarsi di sé e dedicarsi all’altro? Una sfida che a certi ritmi appare improba.
“Appoggiare il pensiero e l’intenzione sul bene dell’altro”
Grazie
Condivido in pieno questa riflessione.
Richiede grande forza di volontà mantenere questa direzione.
Grazie.
“Non si tratta di entrare nella logica di fare per l’altro: si tratta di dimenticarsi di sé e di divenire servi della vita”, credo questa sia la differenza fondamentale…