Si può coltivare senza sosta il dubbio e la relatività del proprio e altrui dire e fare?
Se il nostro quotidiano appoggia sul dubbio e sulla relatività di ogni accadere, su cosa appoggia?
Sul simbolo. Non dunque su quella frase, né su quel gesto presi alla lettera, soppesati e misurati, ma sul loro portato simbolico.
Dubitiamo dunque delle parole, delle certezze, delle oggettività, di ciò che la mente e i sensi ci raccontano, ma rimaniamo vigili nel cogliere il portato esistenziale e simbolico di ogni accadere.
Non è determinante ciò che mi hai detto, o fatto nel dettaglio, è importante l’ambito esistenziale nel quale è andato a cadere: cosa mi racconta di me, cosa mi induce a rivedere e modificare? Cosa mi racconta del rapporto tra te e me? Ed infine cosa mi dice di te?
I fatti parlano innanzitutto di noi, ma la loro interpretazione deve essere elastica, fluida, non imprigionata nei manicheismi.
E’ così! Meglio: potrebbe essere così? Procedere per tentativi, sostenuti e guidati dal dubbio e dal relativo, dalla consapevolezza che ogni passo è di scoperta di sé, dell’altro, del procedere e dell’essere.
La realtà non è oggettiva: essendo creata dal nostro sentire, di esso e ad esso parla.
Quando riusciremo a comprendere questo, entreremo nello sconfinato ambito dei simboli: i fatti sono i simboli che evocano i processi del nostro sentire che dalla non comprensione conducono alla comprensione.
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“I fatti sono i simboli che evocano il processo del nostro sentire che dalla non comprensione conducono alla comprensione”…. Grazie Roberto!
Sento la necessità di affinare gli strumenti di lettura
Probabilmente per avere una corretta e fluida interpretazione dei simboli, bisogna essere poco identificati.
Grazie Roberto.
Mi rendo conto di oscillare tra oggettività e soggettività
Ma che ne è poi di tutta la comprensione se siamo chiamati a fonderci ed a riunirci con l’Assoluto? Che ne sarà di noi? Rimarrà qualcosa o siamo dei semplici contenitori funzionali a questi corpi spirituali che pure saranno chiamati a fondersi ed a sparire? “Signore, da chi andremo? Tu solo hai parole di vita eterna”