L’esperienza della tenerezza si colora di emozione e di affetto, ma la sua natura è altra: c’è tenerezza quando si comprende il fattore esistenziale in gioco.
C’è tenerezza perché c’è comprensione e quindi accettazione senza condizione.
Che l’esperienza della tenerezza sia suscitata da qualcosa che accade in noi, o nell’intimo dell’altro, poco cambia: se comprendiamo il processo esistenziale in atto, se a quella comprensione segue un inchinarsi e un ammutolire, lì sorge l’esperienza del così è, avvolto nel manto della tenerezza.
A volte ci accade di configgere con noi o con l’altro, di essere duri, apparentemente o sostanzialmente: poi, in seguito, abbiamo modo di decantare dall’identificazione, di respirare quel fatto, di osservarlo da lontano cogliendone la portata esistenziale: allora comprendiamo perché è accaduto per noi, per l’altro e conserviamo nel nostro intimo non quel litigio con i suoi eccessi, ma la sostanza esistenziale di quel dibattere.
La tenerezza allora è la capacità di abbracciare quest’ampiezza dei processi, senza mai limitarsi al loro apparire così come dalle identità viene rappresentato.
E’ accaduto così perché era necessario a me, a te. E’ perfetto. E’ finito.
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Bello! Grazie.
Grazie! Sento che nel mio cammino questa esperienza deve ancora consolidarsi. Catia tu dici che per te questa esperienza si è rivelata quando hai smesso di protestare e guardare la realtà da un altra prospettiva….per me la protesta però è dura da placare….alle volte mi sembra di riuscirci e allora c’è la pace che però viene subito interrotta da un’altra protesta. Perché? Probabilmente non ho ancora compreso quello che dovevo comprendere?
Comprendo bene le parole di Catia.
Grazie.
Grazie
L’esperienza della tenerezza si è rivelata in me quando si è esaurita la spinta a cambiare l’atteggiamento dell’altro e a comprendere che invece qualcosa doveva cambiare in me: dovevo guardare la realtà da un’altra prospettiva e smettere la protesta. Ma non è stato un qualcosa di imposto, ad un certo punto è sorto e basta.
Sapienza