Essere Uno e non saperlo

Dice Samuele nel commento al post I fatti, l’oggettività, il dubbio: Ma che ne è poi di tutta la comprensione se siamo chiamati a fonderci ed a riunirci con l’Assoluto? Che ne sarà di noi? Rimarrà qualcosa, o siamo dei semplici contenitori funzionali a questi corpi spirituali che pure saranno chiamati a fondersi ed a sparire?
Che cosa ne è dei tanti Samuele che negli anni si sono succeduti? Non sono forse stati integrati nel Samuele attuale? Non è quello attuale, la risultante di tanti sentire che nel tempo si sono integrati ed ampliati?
Aspetti di noi vengono conosciuti e superati, senza sosta. Non è la stessa relazione di coppia il superamento di una distanza e di una differenziazione? Alla fine, dopo tanti decenni di rapporto, l’altro non è stato integrato nel proprio ambiente esistenziale?
Tu dirai: nell’ambiente esistenziale, non in me! Ma non dici una cosa corretta, noi siamo un ambiente esistenziale, processi esistenziali: ci sembra di essere persone, ma non abbiamo visto bene, siamo processi del sentire, dal meno ampio al più ampio.
Ciascuno di noi altro non è che aspetto del sentire assoluto: i limiti della percezione creano l’illusione che noi diveniamo dal sentire più limitato a quello più vasto, ma questo dipende appunto dalle meccaniche e dai limiti della percezione.
Se entri nel ventre della realtà, scopri che non c’è Samuele che diviene, ci sono tanti Samuele per quante ampiezze di sentire di coscienza vengono realizzate.
Ogni ampiezza di sentire non è di Samuele, ma rappresenta un grado del sentire assoluto che giunge, attraverso la rappresentazione che chiamiamo Samuele, ad evidenza, a percezione.
In sé, non esiste alcun Samuele: esiste un grado del sentire assoluto che chiamiamo Samuele.
Tendiamo alla fusione? Siamo già Uno, ma non lo sappiamo, non ne siamo consapevoli: il vivere è il cammino di maturazione della consapevolezza di questa completezza unitaria già esistente.
Chiamiamo quell’aspetto del sentire assoluto Samuele e ci sembra che, nel gioco del divenire, quel personaggio abbia una vita sua, ma è un abbaglio, una illusione.
Samuele, così come appare nel divenire, altro non è che una successione di sentire dal più limitato al più ampio che, in sé, non divengono, semplicemente sono stati dell’essere dell’Assoluto: nella dimensione del divenire, quella successione logica crea il movimento, il divenire; Samuele che è e che si trasforma.
Siamo già fusi con l’Assoluto, ma viviamo una alienazione nella consapevolezza, non lo sappiamo e lo stiamo imparando attraverso il gioco illusorio del divenire e del vivere.


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nadia

grazie

Samuele Deias

Grazie, la comprensione in me non è ancora carne ma resto in ascolto delle tue parole, figlie della tua consapevolezza e del tuo sentire.

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