Qui, nel Sentiero, affermiamo che ciascuno ha ogni giorno il necessario a sé.
Questa affermazione, considerata alla luce del paradigma ordinario, è una palese idiozia.
Vista alla luce del paradigma che noi usiamo, ha un senso preciso: il povero ha la povertà a lui necessaria; il volontario, il benefattore, il donatore hanno la situazione ugualmente a loro necessaria.
Il povero si confronta con la povertà per ragioni appartenenti al suo cammino evolutivo, alla trasformazione del suo sentire, al processo di conoscenza – consapevolezza – comprensione.
Dunque ci saranno sempre poveri, perché sempre esisterà la necessità per alcune coscienze di misurarsi con la condizione di povertà.
Vi faccio un esempio: se in questa vita, la mia coscienza ha generato scene di abbondanza che io ho sciupato e avvolto nel mio egoismo, non comprendendo dunque la natura di ciò che mi è stato dato come possibilità di esperienza, non credete possibile che in una vita/rappresentazione a venire, la coscienza generi scene di povertà affinché possa acquisire gli elementi di comprensione necessari in merito alla gratitudine, all’uso delle risorse e alla condivisione delle stesse?
Con questo non voglio dire che tutti i poveri sono stati ricchi ingrati, è solo un esempio: la povertà, in generale, è una delle situazioni con cui ogni coscienza incarnata si confronta nel suo lungo itinerare umano.
Se così stanno le scene con cui il povero si misura, qual è il senso dell’operare del volontario, del benefattore?
Se il suo agire non può rimuovere le cause della povertà, perché essa non ha le radici nell’ingiustizia ma nel karma personale, ha senso la sua dedizione?
Certamente! Per sé, non per il povero, per sé perché egli abbia modo di misurarsi con il processo del dare e del donarsi.
Nel film personale del donatore, finché egli ha necessità karmica di misurarsi con il donare, ci sarà sempre l’affiorare di quella sensibilità particolare che lo conduce ad occuparsi dell’altro bisognoso.
Così nel film del povero ci sarà sempre la povertà finché non ne ha compreso l’insegnamento.
Quando realizzeremo condizioni sociali senza povertà? Quando non avremo più necessità di imparare da quella condizione, dal punto di vista di chi la subisce e da quello di chi cerca di superarla.
Quanto detto sulla povertà è naturalmente estendibile a tutti gli ambiti del vivere, del soffrire e del gioire.
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Grazie Roberto. Il tuo lavoro incessante ci ricorda costantemente ciò che sappiamo, ma che spesso, almeno per quel che mi riguarda, tendiamo, sia pur temporaneamente, a perdere di vista.