Dice Leonardo in Domande e Risposte: Vorrei sottoporre al tuo giudizio un’esperienza che mi è successa ieri a lavoro.
Giunto al ristorante, ieri dopo l’intensivo, si è mantenuta in me per tutta la durata del servizio quella predisposizione interiore di cui ho parlato nella sessione di domenica e a pranzo: una vibrazione di fondo in cui era radicato il piano del divenire, del soggetto. Questa vibrazione di fondo si è chiarita via via che lavoravo, come un profondo silenzio vibrante che avvolgeva tutto, come se da quel silenzio tutto nascesse: dai miei gesti e parole, al rumore di una forchetta che rimbalzava a terra, alle urla dei bambini, al vociferare alto dei clienti.
Abbiamo lavorato parecchio, si è dovuto correre parecchio, ci sono state scene anche di nervosismo tra camerieri e cuochi, ma tutto era avvolto da questo silenzio vibrante, che ne stemperava la potenza, tutto nasceva e ricadeva nel silenzio.
Ora questa esperienza mi è abbastanza chiara, facile da decodificare. Quello su cui vorrei portare la tua attenzione è un altro fatto. Ad un certo punto, mentre io lavoravo avvolto da questo silenzio vibrante, i miei colleghi di lavoro e la titolare hanno iniziato a manifestare la presenza di questo silenzio. Più volte hanno ripetuto frasi del tipo: “cos’è questo strano silenzio?”, “com’è che in sala c’è questo silenzio?”, anche se in sala c’era un notevole volume sonoro, nient’ affatto silenzio. La titolare è arrivata a chiedermi se si è era spento il frigorifero che abbiamo in sala e che produce un considerevole rumore , ma il frigorifero era accesso. Insomma, è stato come se loro vivessero la mia stessa esperienza. Anzi, ho avuto l’intuizione, la chiara consapevolezza, che quella esperienza in cui ero immerso, e che avvolgeva anche loro, fosse da loro percepita anche se non in modo consapevole, e che quelle esternazioni non fossero altro che la testimonianza di quella esperienza.
Adesso io non so se tutto ciò “è stato qualcosa di reale”, oppure frutto immaginario delle forti sollecitazione ricevute durante l’intensivo.
Questione rilevante e complessa. Tu vai al lavoro e sei lo stato vibratorio che i tre giorni dell’intensivo hai sperimentato: emetti l’atmosfera vibratoria che nell’insieme dei tuoi corpi si è affermata e stabilizzata e questa informa di sé l’intero ambiente, persone che lo occupano comprese.
L’atmosfera vibratoria che porti ha, ovviamente, una preponderante componente coscienziale.
Il pubblico della sala non può avvertire questo perché in fondo non ha che una relazione marginale con te, ma i colleghi di lavoro hanno con te una relazione diversa, siete un organismo, basico quanto vuoi, ma il fare assieme, anche il litigare assieme vi rende organismo e, di conseguenza, sono più permeabili sia agli aspetti psichici di ciascuno di voi che a quelli vibratori in genere, seppure inconsci e inconsapevoli sia gli uni che gli altri.
Gente che lavora assieme costruisce uno specifico ambiente vibratorio risultante delle atmosfere vibratorie dei singoli: le persone percepiscono consapevolmente alcuni dati superficiali nelle relazioni, ma la gran parte degli altri cammina per vie inconsce.
Non è peregrino dunque affermare che i tuoi colleghi possono aver inconsapevolmente avvertito l’atmosfera che tu portavi nell’ambiente, registrandola e comunicandola così come tu hai riferito.
Questo è un primo livello di lettura: ne esiste un altro?
Nell’ambito della soggettività di tutto il vissuto, certamente esistono altre letture, ma tu sei persona equilibrata e dotata di strumenti di analisi e di discernimento e io non mi azzarderei in nessun’altra ipotesi, lascerei invece in sospeso la questione e andrei a monitorare eventuali eventi futuri con caratteristiche simili e, a quel punto, avendo più dati, confermerei l’analisi fatta sopra o prenderei un’altra direzione.
Cosa ci insegna, per ora, tutto questo? Che “nessun uomo è un’isola”, che tutti senza sosta portiamo nell’ambiente i nostri stati interiori, le nostre vibrazioni, il compreso e il non compreso e il nostro prossimo, in relazione a questo, reagisce nei modi consci e inconsci propri e possibili a ciascuno.
Il quotidiano non è che questo bagno di cottura in cui tutti viviamo immersi e in cui condividiamo quel che siamo e quel che stiamo diventando.
Ci sembra di essere monadi, ci sembra che muri di privato ci separino dal nostro prossimo, ma è solo un’illusione: il fatto raccontato è senz’altro la conseguenza di uno stato molto intenso di sentire ma, nell’ordinario dei giorni, mettiamo in comune anche l’ordinario del sentire e tutti reagiamo al sentire nostro e a quello altrui, alle vibrazioni di ogni grado nostre e a quelle altrui.
La scena descritta da Leonardo è in fondo un simbolo: non diciamo forse in continuazione che l’altro ci svela?
Ecco, a Leonardo l’hanno svelato di sicuro, non hanno compreso che la sorgente era lui, ma avendo lui la coda di paglia, ha capito il simbolo.
Se l’ha anche compreso, sa che ogni volta che il suo umore volge al nero, o il sentire che esprime paga troppo pegno al non compreso, può, e forse deve se gli riesce, riallinearsi allo zero che lo costituisce, risparmiando al suo prossimo un’influenza che questo non gli ha richiesto.
E quello che vale per Leonardo vale, a maggior ragione, per ciascuno di noi.
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Mantenere la neutralità…obbiettivo sempre presente anche nelle difficoltà della sua realizzazione soprattutto in famiglia e con chi ci svela. Grazie.
Grazie a Leonardo e Roberto per averci ricordato questa importante realtà: che “nessun uomo è un’isola”. La consapevolezza dell’influenza che le nostre vibrazioni esercitano sull’ambiente ci responsabilizza molto, ci richiama all’attenzione, alla disconnessione e alla considerazione dell’altro. Più volte ho notato in certe situazioni, per esempio in occasioni di discussioni in cui potevo essere coinvolta direttamente oppure no, come il mantenimento della neutralità portasse in breve tempo alla modifica dell’atteggiamento degli interlocutori, ad un appianarsi delle tensioni.
Grazie robi e grazie Leonardo, davvero molto interessante!