Identificazione, vacua passività, neutralità

Il bussare del mondo è solo immagine, in realtà non c’è alcun mondo che bussa, siamo noi che ci sentiamo sollecitati dall’accadere dentro e attorno a noi.
Il mondo accade e, in sé, potrebbe essere solo uno scorrere di fotogrammi: quando questi ci riguardano, quando sentiamo che parlano a noi, quando ci interpellano inizia il processo dell’identificazione. Allora quei fatti, quei fotogrammi sono la nostra vita, sono quello attraverso cui conosciamo, diveniamo consapevoli, comprendiamo.
Questo è solo un aspetto del vivere che coinvolge, in forme e dimensioni differenti, molto del nostro quotidiano: a fianco di questa modalità, tutti ne sviluppiamo un’altra su cui molto vagamente poniamo l’attenzione.
È l’esperienza della neutralità inconsapevole  e vaga che la maggior parte degli umani considera ed interpreta come vacua passività.
Di cosa parlo? Di quell’esperienza caratterizzata dalla vaghezza di presenza e di consapevolezza, un vuoto di intenzione e di presenza che si alterna, nel corso delle nostre giornate, allo stato di identificazione.
Oscilliamo tra la presenza identificata e l’assenza vacua e, fino a quando in noi non sono maturate le opportune comprensioni, c’è poco da fare per andare oltre.
In una stagione matura del nostro sentire, possiamo iniziare a sperimentare la disposizione della neutralità: racchiudo in questo termine il duplice significato della consapevolezza della vacuità di tutto l’esistente (1) e del risiedere nell’Essere (2).
1- Scorre come fotogramma il film del mondo, a ciascuno porta il necessario ma, fondamentalmente, non ci riguarda.
2- “È” l’accadere, vasto e senza tempo e il divenire dei fenomeni non lo occulta più: nella sua natura si svela l’Essere all’esperienza, scompare il soggetto ed il limite di percezione e di interpretazione che porta con sé.
Riassumendo: l’umano conosce, fino ad un certo grado del suo sentire, l’oscillazione tra identificazione e vacua passività; da un certo grado di sentire in poi, può sperimentare l’Essere e con esso la condizione di neutralità.
Per quelli di voi che sono in questa stagione, o che ne vanno maturando le disposizioni interiori, l’estate è un tempo favorevole per scendere nel ventre di quello stare o, meglio, per lasciarsi compenetrare da quella neutralità d’Essere.
Quando sappiamo se la nostra è solo una vacua passività, o se sono già maturate le condizioni per l’esperienza della neutralità?
Quando qualcosa d’interiore ci sospinge a scendere più in profondità, oltre la coltre del vacuo: quando avvertiamo che la vacuità è solo il primo e più esterno di molti livelli di profondità, non ci facciamo più confondere da quell’apparente non senso e sentiamo che c’è altro ed è a noi accessibile anche se in forme ancora rozze e approssimate.


Se hai domande sulla vita, o sulla via, qui puoi porle.

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nadia

Disposizioni interiori in estate…c’è il ricordo con un brano di Rudolf Steiner:
“… si possono accendere fuochi le notti di S. Giovanni e così ricordarci che tutto è venuto dallo spirito e tutto risale allo spirito.
Nostro compito è accompagnare il ritorno , col libero amore.
…”
Termini differenti che indicano la stessa via.

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