Ogni persona porta nella vita la propria nota personale e questo rende il vivere una sinfonia.
Ci sono persone che portano il pane materiale; altre il pane degli affetti; altre ancora il pane delle convinzioni, delle idee, delle speculazioni.
Ci sono infine coloro che portano il pane spirituale, il pane della vita.
Difficile chiedere ad una singola persona di portare tutte queste varietà di pane, in genere non accade, non sono compendiabili in un solo essere tante varietà di talenti.
Più il pane che si porta ha qualità spirituali, più il portatore ha conosciuto e trasceso le altre qualità del pane e, libero da ogni pretesa di onnipotenza, sa che ogni essere assolve la propria funzione e se, quella che si sente riservata, è quella spirituale, quella assolve, lasciando ad altri il compito di portare gli altri pani.
Poi, quella persona, all’interno del suo microcosmo certamente si confronterà con il pane materiale, con quello degli affetti e delle convinzioni, ma questo appartiene alla sua sfera personale.
Il dono che quella persona porta al mondo, il dono spiritale in questo caso, è ciò che ci si può aspettare da lei, ciò per cui la si può cercare e interrogare.
Chiediamo a chi ci sta vicino l’affetto di cui abbiamo bisogno; procuriamoci da soli il pane materiale; cerchiamo dove c’è il cibo per le nostre menti, e lasciamo al suo compito chi si occupa del pane più evanescente di tutti.
La relazione con il pane della vita ha, per la natura stessa di quel pane, la necessità che il portatore divenga evanescente, trasparente a sé e agli altri.
Come chiedere dunque a chi abbandona ad ogni passo se stesso, di ricordarsi, coltivare ed assecondare il piccolo ego bisognoso del prossimo che lo interpella?
Bussiamo dunque alle porte giuste, se vogliamo che ci sia aperto.
Ricevi una notifica quando esce un nuovo post. Inserisci la tua mail:
Grazie!