Vero e necessario l’amore che vivono le persone?

Vero e necessario l’amore che vivono le persone?, chiede Samuele nel commento al post Oltre il vedere, la realtà sentita.
Necessario ai loro cammini esistenziali, senz’altro; vero direi che lo è con molte riserve.
Se per vero intendiamo qualcosa che esiste al di là dei bisogni, dei desideri e degli istinti, direi che l’amore di quella natura è sperimentato, nelle coppie e fuori di esse,  da ben pochi umani.
Provate a togliere da ciò che vi lega al vostro partner, il senso di appartenenza, l’appartenervi e possedervi reciprocamente.
Provate a togliere il desiderio e il sesso.
Provate a togliere la necessità che avete dell’altro.
Provate a togliere l’immagine di voi, come singolo e  come coppia, che avete edificato sulla vostra relazione.
Cosa rimane se togliete tutto questo, se eliminate tutto ciò che l’umano recita su di un rapporto d’amore?
Togliendo le componenti della natura umana dell’amore, togliete gli elementi della narrazione sostanziale dell’amore che l’umano fa e sperimenta.
Cosa rimane? Qualcosa che quasi mai le persone arrivano a conoscere perché si lasciano prima, constatando il vuoto umano del loro stare insieme.
Esse dicono: “Se l’amore che ci sembrava di sperimentare è oramai avvizzito, nulla ci tiene assieme e nulla abbiamo più da condividere e da costruire!”
Così a loro sembra, e così è perché sono stretti nella morsa dei bisogni, delle necessità e delle relative narrazioni.
Per loro l’amore è un racconto credibile  e vero al quale hanno aderito, che hanno sperimentato e che è venuto meno.
È sbagliato tutto questo? E perché mai, è la realtà a loro accessibile, alla quale aderiscono, quella in cui credono.
Non essendo la realtà qualcosa di oggettivo, ciascuno sperimenta la propria aderendo al bisogno e alla credenza personale.
La medicina allopatica funziona perché le persone vi aderiscono: mosse da bisogni, credono in quelle risposte e soluzioni.
Il sistema capitalista è ancora in piedi nonostante la sua insostenibilità perché le persone, mosse da bisogni e necessità, ad esso credono e in esso ripongono la fiducia per sé e per i propri figli.
Alcuni aspetti distorti e palesemente ostacolanti il cammino umano, rimangono parte di alcune religioni perché i loro fedeli ancora non hanno maturato convinzioni sufficientemente forti da scalzare quelle precedenti e tradizionali.
L’umano procede aderendo a degli archetipi: è l’adesione che rende l’archetipo vero ed efficace.
L’adesione comporta una identificazione nell’intenzione, nel pensiero, nell’emozione e nell’azione coerente.
Gli archetipi sono di due nature differenti: transitori e permanenti.
Tutti gli archetipi transitori altro non sono che declinazioni variamente limitate di archetipi permanenti.
Esiste, ad esempio, l’archetipo dell’amore permanente che genera gli archetipi transitori dell’innamoramento, dell’affetto, dell’amore così come essi sono sperimentati nelle varie epoche e culture.
Come si forma l’archetipo transitorio a partire da un archetipo permanente?
Una coscienza con comprensioni limitate sente l’influsso, ad esempio, dell’archetipo permanente dell’amore e lo sente, ovviamente, in maniera parziale e limitata, a partire dalle comprensioni già acquisite. Se il sentire di quella coscienza è condiviso da altre coscienze, e se esse ugualmente sentono il richiamo dell’archetipo permanente dell’amore, daranno luogo assieme, nel tempo e attraverso le esperienze, alla strutturazione dell’archetipo transitorio dell’amore che sarà condizione vibratoria determinata, programma vibratorio improntato e transitorio, al quale potranno connettersi tutti coloro che hanno raggiunto quel determinato grado di sentire e che sono mossi da quella necessità di sperimentazione.
In altri termini: se hai la necessità di ascoltare musica classica, è possibile che ti connetti con Radio 3, prima o poi.
Quell’archetipo transitorio dell’amore, rimarrà operante come stazione trasmittente finché ci saranno sentire che ad esso si connettono, sostenendolo con la loro esperienza ed adesione.
Quando per una persona quell’archetipo è divenuto un guscio vuoto perché ha maturato un sentire più ampio ed evoluto, essa troverà un archetipo, sempre transitorio, più corrispondente al suo nuovo sentire.
Così di archetipo in archetipo, dove l’archetipo più evoluto è quello che ha il maggior numero di caratteristiche in comune con l’archetipo permanente.
Quando infine l’umano arriva a sperimentare le caratteristiche di base dell’archetipo permanente dell’amore, comprende la parzialità e l’illusorietà di quanto precedentemente sperimentato.
Perché dico l’illusorietà? Perché è una delle esperienze più importanti: quando una realtà a cui si aderisce viene superata, una volta completato il processo dell’abbandono del vecchio e dell’adesione al nuovo, si compie l’esperienza della relatività, della vacuità e dell’illusorietà dell’esperienza passata.
Alla fine del cammino umano, la vita stessa è compresa come vacua ed illusoria. Tutto il cosmo è vacuo ed illusorio.
L’unica realtà non illusoria è l’Essere: questa è una esperienza molto precisa e non equivocabile.


Se hai domande sulla vita, o sulla via, qui puoi porle.
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Nicoletta

Grazie

Sandra Pistocchi

Grazie robi!

Samuele

Grazie

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