Il desiderio di libertà interiore

Se non avessimo un sano e radicato desiderio di libertà interiore, cosa ci sospingerebbe avanti, ci indurrebbe a ricercare, a metterci in discussione e a voler andare oltre noi stessi?
Molte possono essere le ragioni per desiderare la libertà interiore, qui ne indagherò una sola, l’ultima: la comprensione che fino a quando permane l’ingombro della propria egoità, la libertà è sempre condizionata.
L’immagine di sé e l’identificazione con essa, non si spazza via come le foglie dal marciapiede, è un processo fondato sulla conoscenza, sulla consapevolezza, sulla comprensione.
Il desiderio di libertà è uno dei desideri dell’egoità ed emerge grazie all’identificazione con essa: se non c’è identificazione, non c’è desiderio, né di libertà, né di altro.
La persona della via può osservare il desiderio, può disconnetterlo e tornare a zero, può risiedere nell’essere.
Ma se il desiderio torna e torna? Significa che ci sono comprensioni non ancora acquisite e che hanno bisogno di un supplemento di esperienze e di indagine: meglio tornare alla vita e tenere saldamente insieme vita e via.
Direi che questa è la via dell’equilibrio, senza inutili sforzi e senza la pretesa di aver concluso il proprio cammino umano.
Quelli di noi che sentono forte il desiderio di libertà interiore, non di rado cadono nell’illusione di essere alla fine del cammino incarnativo e il loro dedicarsi alla via deriva dalla necessità di chiudere la partita in fretta e per sempre.
Illusione considerevole.
Quando la partita si chiude, avviene naturalmente:
naturalmente i desideri e i bisogni si affievoliscono e scompaiono;
naturalmente la visione si fa ampia ed unitaria;
naturalmente la compassione guida il discernimento e il vivere feriale.
Ho descritto in questo post la fenomenologia di quella che viene chiamata illuminazione, non ci torno.
Abbiamo il desiderio di finire? Bene, è un desiderio come un altro e un condizionamento ulteriore.
Vogliamo finire velocemente? Bene, il desiderio produce in noi un’ansia che può solo ostacolarci.
Cosa possiamo fare dunque per conseguire la libertà? Vivere il processo del conoscere, divenire consapevoli, comprendere e, al suo interno, portare a compimento la nostra manifestazione umana e il superamento della sua necessità.
La via, come dicevo ieri, aiuta solo a procedere con un minor tasso di dolore e con più consapevolezza, non accelera un bel niente.
Perché non accelera? Perché quello che devi comprendere lo puoi solo attraverso le esperienze, non saltando degli step.
Perché il tempo è soggettivo e relativo e si dilata e si contrae in relazione a quanto lo vivi come un problema.
Perché la libertà è un dono, non una conquista.


Se hai domande sulla vita, o sulla via, qui puoi porle.
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Alessandro

Grazie!

nadia

“La libertà è un dono,non una conquista”
Grazie!

Antonella

Grazie Roberto, questo post mi ha aiutato ancora una volta a capire che ho molta strada da fare, però meditandoci sopra mi amplia la visuale.

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