Chiede Nadia in Domande e Risposte: “Perché l’umano si contraddice? Perché dice una cosa e ne fa un’altra?”
Perché quello che dice non è che una delle rappresentazioni di una delle spinte interiori che avverte.
Quante sono le spinte interiori di una persona e quante le possibili rappresentazioni per ciascuna spinta?
Prenderei in considerazione le spinte proprie di almeno tre ambiti:
– le spinte che provengono dal sentire, quelle con caratteristiche esistenziali che portano la necessità di fare esperienze e di estrarre dati da esse;
– le spinte che vengono dalle convinzioni, ovvero dagli archetipi transitori cui si aderisce;
– le spinte dei bisogni e dei desideri, quelle che provengono dal corpo astrale.
“Oppure la vicina che mi chiede se conosco qualcuno a cui donare la vecchia cucina che lei non usa più, e quando le presento un giovane marocchino a cui farebbe comodo, lei dice che al magrebino non la vuole donare!”
In questo esempio che porti, trovi diversi elementi:
– la persona vuol donare la cucina: un po’ perché le fa comodo liberarsene, un po’ perché magari è spinta dal desiderio di una buona azione; questa è l’intenzione;
– al magrebino no, questo è l’archetipo, la convinzione a cui aderisce;
– alla convinzione magari è legata la paura di avere uno straniero per casa per un’ora.
La persona ha un’intenzione che certamente sorge nel sentire e poi la confronta con quanto dice la mente/identità: la risultante può essere l’opposto dell’intenzione originaria.
Nei politici questo è quantomai frequente: quando non sono del tutto cinici, hanno degli slanci che poi misurano con le loro convenienze personali, o di partito, o di lobby.
C’è sempre uno iato tra l’intenzione e ciò che l’identità può reggere e condurre a rappresentazione: nella persona unificata, quello iato è irrilevante; nella persona alienata, è variabile in ampiezza ed intensità.
Il fatto che promettiamo qualcosa in realtà ci dice che potremmo anche sostenerlo: lo vediamo, lo inquadriamo nel nostro orizzonte, potremmo farlo, lo slancio c’è e quindi anche un abbozzo di comprensione che lo può guidare ma, evidentemente, la comprensione non è completa, altrimenti ciò che è sentito diverrebbe fatto.
Invece ciò che è sentito viene condizionato da ciò che è pensato e provato, e diviene altro: bene, questa è la situazione classica in cui si genera karma.
Avremmo la possibilità di operare diversamente, ma una comprensione parziale ce lo impedisce, di conseguenza ci saranno altre scene, di natura esistenziale simile, finché non potremo sintonizzare sentire ed azione, allineandoci ed unificandoci.
Naturalmente esiste anche il caso in cui promettiamo qualcosa, ma non lo facciamo perché siamo mossi da una certa intenzione, semplicemente mostriamo una maschera, ottemperiamo ad una direttrice morale ma la comprensione in noi è assente: in questo caso non muoviamo karma.
La contraddizione, l’assenza di coerenza ci parla del tasso di alienazione da noi stessi e va notato che non c’è umano coerente: questo non è un dramma, è un semplice fatto, tutti impariamo.
Grazie Roberto!
Interessante. Parte una spinta che poi viene deviata assumendo una direzione completamente diversa. Grazie.