Come sapete, l’umano non manifesta nel corso dell’incarnazione il sentire effettivamente conseguito, ma solo una porzione di esso, quella necessaria a sostenere le esperienze che deve affrontare.
Allinearsi al sentire significa essere in connessione con il realmente compreso, con il sentire che costituisce e struttura il corpo della coscienza aldilà delle contingenze della incarnazione corrente.
L’allineamento al sentire è possibile con un basso tasso di identificazione: questa è la prima condizione.
Basso tasso di identificazione significa basso tasso di condizionamento da parte del sentire non conseguito: se in una casa non ci sono porte e finestre, da quei varchi possono entrare molti agenti; la casa con le sue pareti è il sentire conseguito, le porte e le finestre mancanti sono il non compreso.
Una casa così fatta è comunque vulnerabile ma, chi la abita, può adottare una serie di strategie affinché dai varchi provengano il minor numero possibile di condizionamenti.
Come? Non temendo i varchi, ad esempio, ovvero non temendo il limite marcato dal non compreso, affrontando il quotidiano con la consapevolezza che mai è contro di noi.
Abitando e risiedendo il più ampiamente possibile nel compreso: più lo spazio della casa sarà occupato dalla presenza del nostro sentire incarnato coerentemente, più dai varchi sarà difficile che lo squilibrio ci assalga e ci travolga.
L’allineamento al sentire è esperienza concreata, tangibile, sensoriale, fisica persino.
Voi sapete che la porta d’accesso è rappresentata dalla consapevolezza delle sensazioni: nel momento in cui chi abita la casa è consapevole delle sensazioni, questa è invasa e pervasa da una vibrazione nuova, da una pienezza e compiutezza che saturano l’ambiente; in quella condizione l’esistenza di varchi, di non compreso, non è rilevante, né compromette alcunché.
La sfida è nel mantenere l’allineamento e qui bisogna aver chiaro che questo non è un processo lineare, ma è fondato sul ritmo del perdere e del trovare: l’allineamento c’è e scompare, per poi tornare se ci si abbandona ad una naturalezza e si vive il processo senza sforzo.
Serve la volontà per mantenere l’allineamento? Si, in una certa e relativa misura.
Serve la volontà dell’identità che a quello stato vuol tornare; serve la volontà-ispirazione che giunge dal sentire e che si fa strada attraverso i suoi veicoli e scavalca, se glielo permettiamo, le identificazioni.
Serve il coltivare la fiducia e l’abbandono: questi debbono costituire l’ambiente vibratorio entro cui si realizza come dono e come grazia l’allineamento al sentire.
Se la fiducia e l’abbandono attraversano le nostre giornate e ci trovano pronti a coltivarle, allora l’allineamento avrà tutte le condizioni per germogliare nel nostro intimo e da germoglio divenire albero vigoroso.
Sempre grata !
Quando è presente l’allineamento di cui parli, anche solo in parte o con discontinuità, è vero, in casa c’è una vibrazione particolare. E’ come se tutto fosse in armonia, in connessione, tutto allineato insomma. Lo spazio, le persone che lo abitano. C’è qualcosa che unisce, anche quando ognuno è per conto suo. E ho l’impressione che, magari inconsapevolmente, tutti in qualche modo la avvertano. Mi sembra, almeno credo, di aver vissuto nel mio piccolo un po’ di quello che descrivi.
Di vero aiuto!