Commentando il post Amare non è possedere, Elena afferma: Ciò che mi fa riflettere è quando si divide il concetto di amore per il partner e l’idea di “fare solo sesso” con un altro che non sia il partner e che “non conta nulla”. Ma di chi stiamo parlando? Se ritengo di poter amare senza condizioni e con dedizione il mio partner, amo anche quando ritengo di fare solo sesso con un altro, altrimenti in nessuno dei due casi sono in amore. La differenza è che quando sono in coppia scelgo di sperimentarmi nel quotidiano. A mio modo di vedere, nell’espressione stessa del pensiero iniziale è racchiuso il concetto del possesso.
L’affermazione riportata all’inizio del post citato era riferita ad una persona che sta armeggiando con una materia di grande complessità.
Il terreno di questa discussione è sdrucciolevole, perché:
– non è esperienza comune dell’umano l’amore come viene descritto nel post;
– molte sono le pretese d’amare e sollevare il dubbio che forse sono pretese, urta le suscettibilità personali;
– grande è la confusione tra amore e narrazione dell’amore e solo ad un sentire maturo la differenza risulta chiara.
L’esperienza del processo dell’amore, a mio parere, quando si libera dal possesso e assiste alla sua fioritura, non permette più di guardare alla affettività e alla sessualità con lo sguardo convenzionale. Pongo alcune questioni:
– cosa ne è dell’affetto nell’amore non condizionato?
– Cosa ne è della sessualità?
– Cosa ne è della esclusività?
Non chiedo questo solo a voi, lo chiedo innanzitutto a me stesso e, dalla investigazione del sentire che mi costituisce, cerco di lasciar affiorare non delle risposte, ma un approccio che so provvisorio e parziale.
Nell’amore non condizionato non esiste più quella coloritura particolare che chiamiamo affetto.
L’affetto è un livello dell’esperienza – che si genera nella relazione coscienza/corpo mentale/corpo astrale, sorretto dalle comprensioni necessarie – presente fino a quando c’è condizionamento di varia natura: superato quel condizionamento, l’affetto lascia il posto all’esperienza dell’amore nel sentire, c’è dunque un cambio di piano.
Ciò che prima veniva sperimentato a cavallo della dimensione più propriamente umana, ora vibra nel sentire.
Questo vibrare nel sentire ha conseguenze rilevanti perché produce una marginalizzazione dei dati propri della sfera identitaria, quelli cioè provenienti dal corpo mentale e dal corpo emozionale-sensoriale.
Fino a quando la consapevolezza e il sentire sono incernierati, e quindi condizionati, nella sfera dei bisogni dell’identità, possiamo parlare di affetto; quando la consapevolezza si sposta sul sentire perché questo si è ampliato e diviene prevalente su tutto il resto, parliamo d’amore.
Comprensioni limitate generano l’esperienza dell’affetto: comprensioni più vaste quella dell’amore.
Energie che erano spese a livello genitale, sensoriale, affettivo, cognitivo vivono una trasformazione vibratoria, un cambio di frequenza, divengono più sottili e meno disponibili ai livelli precedenti.
Detto in altri termini, forse più coerenti, le energie continuano a vibrare sui loro relativi piani e alle frequenze loro proprie, ma la consapevolezza guidata dal sentire acquisito si focalizza sul piano del sentire.
L’esperienza dell’amore svuota i piani bassi e satura di sé l’insieme, ma lo svuotamento non è indolore: difficile che la libido rimanga quella di prima, e difficile che il trasporto abbia connotazione passionale, affettiva, esclusiva.
Credo non si possa parlare seriamente dell’esperienza dell’amore non condizionato, non affrontando le implicazioni di questo cambio vibrazionale che ristruttura radicalmente l’uso delle energie e le nuove priorità che dalla loro ridefinizione conseguono.
Non si presenta l’esperienza dell’amore all’interno dell’ordine personale conosciuto e che attualmente ci caratterizza: quell’ordine viene sconvolto, una nuova esperienza viene affermata e ristruttura l’insieme dell’essere.
Un esempio: voi leggete questi post, non so che idea vi siate fatti, da dove pensate che essi vengano e come sorgano e possano divenire contenuto a voi fruibile ma, se pensate che vengano da un soggetto, vi sbagliate; se ritenete che siano la risultante di un insieme che vede la coscienza e i suoi veicoli paritariamente artefici, vi sbagliate.
Affinché questi post possano accadere, è necessario che non vi sia alcun soggetto: affinché essi possano essere veicolo e testimonianza d’amore non condizionato – perché questo e non altro sono – è necessario che l’ente che scrive sia completamente vuoto di sé e dunque privo di accenti nella sfera della sessualità, della affettività e della mente.
Sessualità, affettività e cognitività debbono essere talmente integrati nel sentire, da non esistere più come aspetti da esso distinti: se esiste una frattura tra il sentire e i tre ambiti vibratori indicati, non c’è unità, non c’è amore e c’è condizionamento.
Il sentire dilaga e tutto invade e pervade ma, se avete l’idea che le pulsioni di varia natura permangano, vi sbagliate: le pulsioni scompaiono e c’è solo il sentire che quelle pulsioni contiene e comprende in sé, ma non le articola, non le veicola al loro livello.
L’insieme contiene la parte e la supera anche. Un esempio assurdo: Dio contiene in sé il sesso, ma non lo pratica.
Provate a praticare del sesso quando l’amore pervade ogni atomo dei vostri veicoli; provate a sintonizzarvi sulla dimensione dell’affetto, se vi riesce; provate a coltivare una qualsiasi speculazione cognitiva: non potete, la presenza dell’amore che tutto è, ridefinisce l’insieme e il dettaglio del vivere e di ogni suo aspetto.
Questa è la mia comprensione della questione, non ho la pretesa di dire che questa è la realtà e che valga per tutti; ritengo comunque che l’analisi del cammino spirituale dell’umano e la conoscenza delle esperienze di chi ci ha preceduto, non smentiscano quanto vado affermando.
Sentire non è amore perché prescinde dalla individualità e dalla sensibilità individuale delle persone: una conquista dell’evoluzione umana , ma anche di varie specie animali..se poi ciascuno vuole accoppiarsi con chicchessia lo faccia, ma non si parli di amore, né condizionato né non condizionato.
L’argomento trattato è molto complesso e richiede una buona dose di riflessione. Per quanto mi viene da dire, all’impronta, non credo che l’esperienza dell’amore incondizionato, faccia sparire l’affetto, ( se è capito correttamente), semmai lo ingloba. Finchè sono incarnato, posso sperimentare e stare nell’amore incondizionato ma siccome vivo delle relazioni e ho intessuto dei “legami”, all’interno di queste e di questi circola necessariamente affetto che può essee compreso nell’amore ma non scomparire in esso.