Le cronache parlano di una giovane donna che si è tolta la vita non reggendo il giudizio mediatico conseguente alla pubblicazione di materiale molto personale. Parlano anche, le cronache, dell’accanimento contro di lei sui social quando quel materiale uscì, un anno addietro.
E’ un dramma che ci ricorda l’importanza del discernimento e la responsabilità che sempre accompagna ogni nostra scelta.
Qualunque scelta io operi, ho la capacità e una struttura identitaria sufficientemente stabile da reggere le conseguenze che dalla mia scelta possono derivare?
Facciamo cose, ne diciamo altre, attiviamo processi, o reagiamo a processi non sempre nella pienezza della nostra consapevolezza, nel discernimento delle nostre possibilità, nella serena e lucida valutazione dell’impatto sull’altro e su noi di quanto mettiamo in atto con le azioni, le immagini, le parole; in conseguenza di ciò, non di rado non siamo in grado di reggere le conseguenze di ciò che abbiamo attivato, o contribuito ad avviare. Oggi, ad esempio, a poco serve che coloro che si sono accaniti contro la giovane, si pentano dei loro eccessi. E direi che a niente servono le discussioni sulla natura dei social media, essendo questi mezzi dei semplici strumenti che si piegano all’uso dei loro utilizzatori.
In secondo luogo, quasi mai riflettiamo sull’evidenza che ogni nostra intenzione egoistica, o prevaricatrice e denigratrice, o irresponsabile muove karma, ovvero, essendo determinata da una non comprensione, genera in un tempo successivo scene in cui, probabilmente, saremo noi a trovarci nella situazione in cui ora confiniamo l’altro, con il fine – soffrendo ciò che all’altro abbiamo fatto soffrire – di acquisire la comprensione necessaria in quel determinato ambito.
La responsabilità personale è un tema molto complesso e non posso né affrontarlo esaurientemente, né esaurirlo qui, ma posso mettere in risalto un aspetto:
tanto più ampio è il sentire conseguito, tanto maggiore la responsabilità personale e l’effetto karmico delle nostre azioni.
Tanto minore è il sentire conseguito, tanto minore la responsabilità che portiamo e il karma che muoviamo.
Se il karma non è una punizione, e non lo è, la persona che muove una causa karmica e ne subisce nel tempo l’effetto, è in realtà colei che ha una possibilità di comprensione, colei che ha una chance, una opportunità.
La persona che non muove karma perché non ha ancora una possibilità di scelta, non è certo esentata dal confrontarsi con il male che genera e lo fa sbattendo con gli aspetti più dolorosi dell’esistenza nel tentativo di acquisire dati che progressivamente amplieranno il sentire e la condurranno nell’ambito della responsabilità, della scelta e della regolazione dell’apprendimento attraverso la legge del karma.
Grazie
Grazie
Riflessione molto sentita! Il dolore e l’amarezza che sorgono dopo certi propri atteggiamenti, anche se non gravi quanto quello citato, (atteggiamenti che a volte sono reazioni e non azioni, si agisce senza presenza) testimoniano che se avessimo fatto attenzione al sentire potevamo fare di meglio…..ma tutto ciò che accade è al servizio della nostra evoluzione.
Vorrei comprendere meglio…perché se il sentire conseguito è maggiore lo è anche l’effetto karmico che muove e viceversa? Mi viene da pensare che sia l’opposto .
Maggiore è la comprensione, maggiore la possibilità di scelta, maggiore il riflesso karmico, ovvero le possibilità di imparare da scene simili.
Minore è la comprensione, minore la possibilità di scelta, più si impara semplicemente sbattendo..
E’ proprio così robi…credo che ciascuno di noi, guardando a ritrosa, possa scorgere almeno un esempio di ciò che inconsapevolmente (più o meno) abbi creato e degli effetti che ne sono scaturiti, magari rendendosi conto che qualcosa è sfuggito di mano…