Coscienza, cristallizzazione, compulsione

Ci sono pensieri che attraversano la consapevolezza e sono niente, sorgono e scompaiono inconsistenti.
Ci sono altri pensieri che, quando sorgono, si vestono di emozione e attivano sensazioni di varia natura: anche questi possono non avere alcuna valenza particolare e possono essere disconnessi con un semplice atto di volontà.
Ci sono infine pensieri vestiti di emozioni e di sensazioni che tornano e ritornano e generano comportamenti compulsivi di varia natura, frequenza ed intensità.
In quest’ultima situazione si potrebbe pensare che, se qualcosa torna, è perché la coscienza non ha i dati che le necessitano e di conseguenza tende a reiterare le esperienze per completare il suo apprendimento: questa è una possibilità, ma non è l’unica.
Potremmo essere semplicemente nel bel mezzo di una cristallizzazione dove la richiesta di dati da parte della coscienza viene continuamente deviata e distorta da uno dei corpi transitori dando vita al comportamento compulsivo cristallizzato.
Sempre una coscienza cerca dati dalla realtà che crea, questa è la sua natura e la natura e il senso stesso del vivere, almeno fino ad un certo punto, ma può accadere, ad esempio, che quella richiesta di dati indirizzata all’ambito di espressione e di comprensione A, sia deviata verso l’espressione B da un sistema di cristallizzazione – rimozione- censura-negazione presente nella struttura identitaria dell’individuo, ovvero nell’insieme dei suoi corpi transitori e certamente in aree del suo corpo mentale e astrale.
In questo caso, il compito della persona sarà quello di indagare che cosa si sta nascondendo, cosa rimuovendo, da cosa fuggendo non volendolo vedere.
Bisogna tenere in conto un aspetto importante: quando una coscienza compie ripetuti tentativi di acquisire elementi interni ad una comprensione – e vi ricordo che mai una coscienza lavora solo su di una comprensione, ma su diverse di esse – di tentativo in tentativo il comportamento cambia ed evolve perché le esperienze, per quanto limitate, comunque generano comprensioni parziali e, parzialità dopo parzialità, il comportamento muta fino alla conclusione sperata, la comprensione e il superamento di una certa linea di sviluppo delle esperienze.
Quando siamo di fronte a comportamenti compulsivi, questa evoluzione del comportamento è meno evidente, a volte sembra di non cambiare mai e questo perché, in effetti, non andiamo acquisendo attraverso le esperienze frammenti di comprensione, stiamo semplicemente girando in tondo in attesa che qualcosa interrompa la giostra.
Un trauma, ad esempio.


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nadia

Interessante…grazie!

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