Matteo 5,13: Voi siete il sale della terra; ma, se il sale diventa insipido, con che lo si salerà? Non è più buono a nulla se non a essere gettato via e calpestato dagli uomini. (Traduzione Nuova riveduta)
“Siete il sale della terra”, per come le cose si sono messe alla fine del cammino terreno del Maestro e nel corso di questo, quando l’ottusità dei discepoli si mostrava nella sua evidenza, non sembra che il sale fosse di grande qualità.
Perché allora questa espressione?
È naturale tutte le volte che si incontra qualcuno che rivolge lo sguardo all’interiore, alla conoscenza di sé: non è la qualità della persona il sale, ma il volgere lo sguardo, la comprensione maturata nel sentire che conduce a quel cambiamento di prospettiva.
Il sale è ciò che nella coscienza è maturato, quel cambiamento epocale.
La persona è carica di limiti, ma quell’indagine di sé, quella conoscenza e consapevolezza, quell’apertura verso l’infinitamente altro, quella fiducia nella quale entra, quel superamento del vittimismo, della separazione e dell’esclusione dal corpo unitario dell’Essere, è un tesoro inestimabile, ciò che conferisce senso alla vita propria e, a volte, anche a quella di chi ci sta accanto.
È la prima e ultima rivoluzione e va confermata e sostenuta, messa in risalto e incoraggiata affinché la persona, consapevole delle proprie fragilità, affronti con il dovuto respiro esistenziale l’opera che l’attende e alimenti nel divenire quanto nel sentire è già stato fondato e attende conferme, verifiche e definitivo consolidamento.
Newsletter “Il Sentiero del mese” | Novità dal Sentiero contemplativo
Ricevi una notifica quando esce un nuovo post. Inserisci la tua mail:
Grazie