Un brano del Cerchio Ifior, dal loro Forum, dicembre 2016.
Adesso che ho la possibilità di osservare il nostro meraviglioso pianeta da diversi punti di osservazione, la mia meraviglia e il mio stupore per la sua bellezza ne escono accresciuti, confermando le sensazioni che provavo quando, incarnato, la mia percezione soggettiva della realtà in cui ero inserito mi permetteva soltanto una visione limitata e parziale di tale realtà, pur avvertendo già allora, dentro di me, la certezza che tale bellezza pervadeva non soltanto la piccola porzione di mondo in cui conducevo la mia esistenza ma tutto il pianeta e l’immenso cosmo di cui fa parte.
Questa sensazione che premeva dentro di me con forza non mi rendeva orgoglioso né mi faceva sentire il centro dell’universo e il perno attorno al quale esso ruotava ma, al contrario, suscitava in me un senso di estrema umiltà e consapevolezza della mia pochezza – anch’essa, non si può far a meno di riconoscerla, meravigliosa in se stessa – di fronte alla vastità e all’armonia del creato.
E queste considerazioni facevano sorgere in me un forte senso di appartenenza e una profonda gratitudine per il posto che il Grande Spirito mi aveva riservato all’interno del suo incommensurabile disegno.
Osservando il pianeta dall’alto dello spazio la sua bellezza splende ancora come se nulla fosse mai cambiato e nulla abbia mai potuto intaccare la sua magnificenza.
Ma, avvicinandomi alla superficie del pianeta, le ampie ferite che gli sono state inferte nei millenni appaiono in tutta la loro crudezza e il mio cuore sanguina all’evidenza di quanto sia ancora lontana quella meta evolutiva che la razza umana sembra fare così fatica a raggiungere, pur facendo parte del suo inevitabile destino.
L’opera dell’uomo sta turbando l’equilibrio dell’intero pianeta che, d’altro canto, così come accade al corpo dell’uomo, tende a ricreare il suo equilibrio interno, cercando di trovare nuove armonie che gli permettano di assolvere al meglio la sua funzione di ambiente che ha la sua ragione d’esistere nel permettere il manifestarsi dei processi evolutivi che lo percorrono.
Molti tendono a interpretare le calamità che sembrano presentarsi in maniera sempre più frequenti come una ribellione del pianeta alle vessazioni continue a cui è sottoposto, ma in realtà non è così: il pianeta ha le sue reazioni naturali e una sua consequenzialità logica dei fenomeni che l’attraversano, tutti tendenti a mantenerlo intatto e a preservare integra la sua funzionalità evolutiva, e non è suo compito preoccuparsi del singolo individuo o, se per questo, neanche della singola razza: la sua priorità è e resta, sempre e comunque, quella di cercare di preservare intatti i vari ambienti che contiene o di crearne di nuovi in armonia che il Grande Disegno di cui fa parte.
Ecco, così, che si verificano i sommovimenti tellurici, lo scioglimento dei ghiacci e il conseguente innalzamento delle acque, l’inaridimento di certe zone controbilanciate dalla nuova – anche se non ancora evidente – fertilità di altre, preparando cambiamenti climatici e di zone abitative che possano coadiuvare i bisogni evolutivi della razza umana, in continua mutazione.
E, poiché nulla, nel Cosmo, è frutto del caso, ogni cambiamento dell’ecologia planetaria fa sempre da supporto al percorso evolutivo dell’essere umano, diventando fonte di insegnamento e di esempio di ciò che deve modificare nel suo modo di interagire con l’ambiente evolutivo in cui è inserito e di cui fa parte integrante.
La Terra dai mille colori manterrà intatto lo spettro di tonalità che la pervadono, anche se la loro distribuzione sul pianeta potrà essere anche estremamente diversa da era in era, continuando a suscitare stupore e meraviglia in ogni creatura che saprà osservarla non soltanto con gli occhi del corpo fisico ma specialmente con la più sottile e più ampia percezione del suo sentire e continuerà a mantenere intatta la tavolozza dei suoi colori fino a che vi sarà anche una sola creatura che avrà bisogno di lei per avvertire la sua completa appartenenza all’immensa totalità del Disegno che il Grande Spirito ha dipinto per lei. (Hiawatha)
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Una interpretazione insolita dei cambiamenti climatici…….quella della terra che si ribella forse è prigioniera del solito schema morale. Grazie
Grazie roberto…davvero pacificante!