Dal vangelo di Tommaso : 5. Gesù disse: – Conosci ciò che ti sta davanti, e ciò che ti è nascosto ti verrà rivelato; poiché non vi è nulla di nascosto che non venga un giorno rivelato¹.
1- Clemente Alessandrino insegnava che il primo grado della conoscenza è ammirare le cose che abbiamo davanti Stromata 2, 45 e nelle Kephalaia manichee leggiamo: «Il Salvatore ha detto ai suoi discepoli: “Conoscete quanto si trova davanti alla vostra faccia e vi sarà rivelato ciò che vi è nascosto”» Anche Pap. Oss., 654, riprende il testo nei seguenti termini: «Gesù dice: “Tutto ciò che non è davanti ai tuoi occhi e quanto ti è occulto ti sarà rivelato. Non c’è, infatti, cosa celata che non divenga manifesta, né cosa sepolta che non venga risuscitata”».
Traduzione e commento M. Craveri, I vangeli apocrifi, Einaudi.
Riferimenti nei sinottici:
Mc 4,22 Non vi è infatti nulla di segreto che non debba essere manifestato e nulla di nascosto che non debba essere messo in luce.
Mt 10,26 Non abbiate dunque paura di loro, poiché nulla vi è di nascosto che non sarà svelato né di segreto che non sarà conosciuto.
Lc 8,17 Non c’è nulla di segreto che non sia manifestato, nulla di nascosto che non sia conosciuto e venga in piena luce.
Lc 12,2 Non c’è nulla di nascosto che non sarà svelato, né di segreto che non sarà conosciuto.
Conosci ciò che ti sta davanti: ciò che ora accade davanti ai tuoi sensi, ciò che attraversa la tua consapevolezza presente, ciò che puoi osservare e interpretare senza porlo in relazione con quanto da te già conosciuto e sperimentato che ti porterebbe, inevitabilmente, lontano da quanto accade adesso, lontano da ciò che hai davanti.
Sperimenta il presente secondo le tue possibilità e gli strumenti che hai a disposizione: quello sperimentare attraverso i veicoli costitutivi dell’identità (fisico, astrale, mentale) aprirà alla conoscenza e alla consapevolezza di un livello di realtà più profondo, il livello dell’intenzione e della coscienza dal quale è sorto l’impulso che ha generato quella realtà che stai sperimentando.
Ogni realtà che accade sul piano fisico, astrale e mentale è generata dal piano/corpo della coscienza, è quindi possibile risalire dai fatti alla loro origine, all’intenzione che li ha mossi e costituiti: è possibile, attraverso la contemplazione dei fatti, leggere l’intenzione, il suo limite come la sua ampiezza, ed è altrettanto possibile, passando per la porta stretta dei fatti, contemplare l’ampio mare del sentire indipendentemente dall’intenzione relativa al singolo e specifico fatto.
L’umano conosce e analizza gli aspetti fisici dell’accadere, come sperimenta le emozioni e gli affetti, il pensiero concreto e quello astratto, ma sembra non avere strumenti per indagare il piano appena superiore, quello del sentire: quegli strumenti si strutturano e affinano man mano che il sentire si amplia e la consapevolezza dell’incarnato può allora in esso specchiarsi.
Detto in altri termini: più il sentire si amplia, più la sua fruizione affluisce all’identità e ai suoi corpi.
La realtà non è mai solo quella che appare: il fatto inteso come sensazione, emozione, pensiero, azione ci svela alcuni livelli della creazione, ma in sé poco dice dell’intenzione/sentire, a meno che lo sperimentante non abbia accesso a quel piano, ovvero non senta affluire da esso ciò che lo muove.
Ciò che origina la creazione è sperimentato come più vasto e pregnante di qualsiasi fatto considerato nella sua apparenza: quella sperimentazione satura lo sperimentante di senso e pienezza d’esistere.
L’analisi psicologica che indaga l’intenzione, non è scontato che giunga a sperimentare il sentire che l’intenzione genera: spesso si ferma prima, nella disamina delle cause e delle implicazioni di un fatto, ma il vasto mondo dell’essere le può rimanere occluso a meno che lo sperimentante non abbia già edificato le condizioni interiori per quella sperimentazione.
Il contemplante, nel suo sperimentare, non separa e seziona il singolo fatto, e non lo divide quasi fosse duplice, o molteplice, tra immanente e/o trascendente, emozionale e/o cognitivo, ma lo coglie nella sua interezza unitaria: l’esperienza contemplativa è tale proprio perché sente unitariamente l’infinita profondità di ogni accadere.
Ecco dunque il senso della frase “Ciò che ti è nascosto ti verrà rivelato”: coglierai l’origine dei fatti e dei processi attraverso l’esperienza unitaria.
Il contemplante che a quel livello di sentire accede, non si limita a fruirlo ma, se ha vissuto il travasarsi di quel sentire nel suo corpo mentale, ha anche strutturato un nuovo paradigma del reale tale da permettergli una lettura logica ed organica dei fatti sui diversi livelli della loro manifestazione e nel loro insieme.
L’ampliarsi del sentire non genera soltanto una indistinta esperienza contemplativa: crea nuova vita, nuove forme, nuovi percorsi e dunque nuove interpretazioni e nuovi superamenti di esse attraverso la trasformazione dei veicoli che lo incarnano nel divenire.
In altre parole: cambia il sentire, cambia la mente e i suoi paradigmi, cambia il corpo astrale e la relazione con le emozioni e le sensazioni, cambia infine l’azione, l’incarnato quotidiano di ogni intenzione/sentire. OE,ID1.4
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Grazie Roberto, ogni lettura aiuta il cammino della conoscenza e apre lentamente piccoli spiragli di comprensione.