La tua vita avrà un senso, figlio mio,
quando riuscirai a tendere un filo continuo
che collegherà la tua coscienza e la tua vita.
La tua vita avrà un senso, figlio mio,
quando non subirai quello che stai vivendo
ma quello che stai vivendo ti servirà come stimolo
per cercare di comprendere quello che veramente vuoi.
La tua vita avrà un senso, figlio mio,
quando riuscirai a trasformare la sofferenza
in una fonte di comprensione e, quindi, di felicità.
La tua vita avrà un senso, figlio mio,
quando proverai rispetto anche verso chi
non sa rispettarti.
La tua vita avrà un senso, figlio mio,
quando saprai essere giusto giudice di te stesso
e saprai non condannarti senza remissione.
La tua vita avrà un senso, figlio mio,
quando ciò che è del mondo sarà per te
un mezzo e non un fine.
La tua vita avrà un senso, figlio mio,
quando dirai di amare qualcuno
e non saranno le tue stesse azioni
a dimostrare il contrario.
La tua vita avrà un senso, figlio mio,
quando, accorgendoti di essere egoista,
non fingerai davanti a te e al mondo
di essere l’uomo più altruista della Terra.
La tua vita avrà un senso, figlio mio,
non quando piangerai la morte
di un lontano sconosciuto
ma quando ti renderai conto dell’insensibilità
che hai regalato a chi ti era più vicino
e cercherai di non commettere più lo stesso errore.
La tua vita avrà un senso, figlio mio,
quando farai parte della società del mondo
ma seguirai non le sue regole
bensì quelle della tua coscienza.
La tua vita avrà un senso, figlio mio,
quando non ci sarà più bisogno
delle parole di una fonte esterna a te
per comprendere ciò che è giusto e ciò che non lo è.
La tua vita avrà un senso, figlio mio,
quando non avrai più bisogno di un Dio
per dare credibilità e senso alla tua vita.
Moti
In questo testo è compendiato tutto ciò che serve ad un ricercatore, ad un monaco, per affrontare non una, ma l’insieme delle sue esistenze.
Avendo la capacità di leggere, ruminare, ascoltare, accogliere, lasciar decantare, lavorare quotidianamente questi contenuti, la nostra vita sarà orientata e condotta da parole chiare e inequivocabili verso la sua meta.
Un testo come questo basta per sempre, lo ripeto.
Ma non basta all’umano di questo tempo che ha continuo bisogno di stimoli e non riesce a posare la propria mente, la propria attenzione, il proprio bisogno di novità, di eccitazione, di senso.
Un umano che non guarda abbastanza all’interiore e alle sue risorse e sfumature, ma che è mosso da un’ansia verso l’esteriore, verso l’altro da sé che coglie come il determinante, la sorgente dalla quale può giungere ciò di cui si considera mancante.
Un errore formidabile: in sé risiede tutto il necessario; l’altro da sé è l’attivatore delle risorse che esistono in sé.
La relazione è indispensabile perché ci costringe a guardare nel nostro intimo.
Lo sguardo deve essere appoggiato sull’altro e, simultaneamente, su ciò che fa riverberare nel nostro intimo: due occhi per due sguardi simultanei.
In un simile atteggiamento non c’è dipendenza dalla fonte esterna che è chiaramente compresa come funzionale ai propri processi di comprensione.
Anche quando operiamo nella più completa gratuità, nulla sappiamo di dove cade il nostro seme, sappiamo e possiamo solo osservare ciò che dal nostro intimo sale.
L’invito a voi: vi basti poco, vi basti il semplice, vi basti ciò che ogni giorno la vita vi porta.
Se pensate che così rinunciate all’aspetto creativo del vostro vivere, non avete inteso bene cosa sia il vivere e cosa la creatività: non c’è opera creativa più grande della trasformazione del proprio sentire.
La creatività che operiamo con le menti, le emozioni, l’agire altro non è che il riflesso della creatività del sentire ed è funzionale alla trasformazione, modellatura dei nostri corpi e del sentire stesso: ciò che generiamo verso l’esterno, in realtà serve a trasformare la nostra realtà interiore.
Avendo chiaro questo, ci servono veramente poche cose osservate, ascoltate, accolte, contemplate, incarnate nel minuto quotidiano.
Il processo di incarnazione del compreso, questo è infine il centro: come reagiamo, come accudiamo, come facciamo un passo indietro.
A partire da questa consapevolezza, diveniamo attenti alle sfumature: la quantità creativa ed eccitativa ci allontana dal particolare di ciò che operiamo; l’attenzione e l’ascolto ci precipitano nell’adesso e nel dettaglio di quella forza che ci spinge, di quell’altra che ci trattiene, di quel moto di egoismo che trapela, di quella generosità senza scopo che chiede di farsi azione. OE, 5.4
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C è risonanza, mi inchino e naturalmente ringrazio!
Il testo della poesia è….immenso!
Contiene “tutto ciò che serve ad un ricercatore”…concordo con te, Roberto.
Ed il tuo commento “vi basti poco, vi basti il semplice, ciò che ogni giorno la vita vi porta” mi dà un senso di pace, mi ricorda di tornare a zero con fiducia, una modalità, questa, che è entrata un po’ nella mia vita quotidiana… Accanto a ciò, sussiste il desiderio di fare, di sperimentare… mi sembra che sono due dimensioni che coesistono e che, tutto sommato, non si ostacolano…andiamo avanti e vediamo…
Grazie a Roberto e a tutti per i commenti….un abbraccio!
La sperimentazione è, naturalmente, importante, ma deve innanzi tutto partire da ciò che si presenta e costituisce il nostro quotidiano, poi si può estendere verso lo sconosciuto..
Se non si scende nella profondità di ciò che si ha, si perde gran parte dello sperimentare vero, quello appoggiato sulla realtà e non sul bisogno della mente..
Grazie a Moti e a Roberto che lo ha commentato.
Sebbene abbia chiara l’ esortazione: ” vi basti il poco, vi basti il semplice, vi basti ciò che ogni giorno la vita vi porta” e, in effetti cerchi di aderire ad essa, vedo anche la mente che, a volte, si ribella e cerca un trastullo che la solleciti.
Parole preziose….Grazie!
Credo ci sia poco da aggiungere…..La vita è adesso, diceva il testo di una canzone e quel ” senso”di cui parla la meditazione, comincia ad essermi, anche se a fatica, abbastanza chiaro
Mi inchino di forma a queste parole. Grazie Robi