2/ Meditazioni in evidenza

Quale può essere la mia preghiera, se ancora ha un senso pregare?

Sì è vero, tu non sei quel Dio lontano nella sua immensità,
che misura la sua onnipotenza con la fragilità dell’uomo,
che ci beffa dandoci la mente per nascondersi
dietro l’assurdo dogma e quindi confonderci.
Tu non sei quel Dio che fa dei nostri errori
colpe meritevoli di eterna pena,
che nega la sua grazia a chi non lo riconosce.
E come possiamo riconoscerti se è vero che non potremmo mai comprenderti?
Tu non sei quel Dio che ha bisogno di essere pregato,
lusingato per poi assecondare taluno ma non si sa chi e perché.
Quel Dio sono abituato a pregare.
Ma se mi si toglie un Dio così enigmatico e despota,
debbo necessariamente rimanere smarrito?
Impedito nel senso mistico?
E quale può essere la mia preghiera, se ancora ha un senso pregare?
Come posso rivolgermi a te, Padre, se tu non sei una persona?
Come posso pregarti per chiederti qualcosa,
quando già tutto tu mi dai prima che lo chieda?
Come posso pensare di capire qual è il mio bene e quello domandare,
quando il mio sguardo non va oltre le mie limitazioni ed il mio giudizio,
di conseguenza, è così parziale?
Posso pregare solo di scusare la mia presunzione di sostituirmi a te
nel sapere che cosa mi è necessario senza considerare che solamente
il vero bene è la vera mia necessità, non quella che credo tale.
La mia preghiera non può essere che un ringraziamento.
Debbo ringraziarti perché non mi ascolti,
perché non fai la mia volontà, ma la tua.
La mia preghiera non può essere un contatto con te,
perché già io sono nel tuo seno in modo indivisibile,
nonostante la mia incoscienza, e mai,
per nessuna cosa che io faccia o senta, tu mi ripudi,
mai l’esistenza che mi comunichi viene meno.
Padre, se ciò a cui vado incontro lo debbo subire
per il mio bene fa che trovi la forza per subirlo
anche se non ho la consapevolezza della sua necessità,
ma se deve accadermi per stimolarmi a lottare e reagire
perché non accada, fa che trovi la volontà e la determinazione
che mi sono necessarie.
La mia preghiera può essere solo quella di rivolgermi a te, Padre,
per trovare, io o altri, la consapevolezza di una simile verità,
perché in tale consapevolezza si spegne ogni affanno, ogni paura,
ogni smarrimento, ogni solitudine e si trova ogni serenità,
ogni certezza, ogni conforto, ogni pienezza.
Io sono in te, Padre, parte della Tua esistenza.
Kempis, CF77

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Catia Belacchi

Sì,per me, ha senso la preghiera di ringraziamento, quella di lode e la richiesta di fiducia perchè l’Eterno, come recita il salmo 138 (139), ci scruta e ci conosce da prima che nascessimo e sa ciò di cui abbiamo bisogno.
Grazie kempis.

natascia b

“…E Se ho permesso che tu fossi umiliato, sfruttato, incompreso,
è perché tu imparassi a non umiliare, a non sfruttare, a comprendere,
in quanto una vita felice, ma sterile, non è tanto preziosa
quanto una tormentata che doni comprensione. ….”
Questo passaggio, mi è particolarmente di aiuto ora.
Grazie.

Roberta G

“….Come posso pensare di capire qual’è il mio bene e quello domandare, quando il mio sguardo non va oltre le mie limitazioni ed il mio giudizio di conseguenza è così parziale?…La mia preghiera può essere solo un ringraziamento.
Debbo ringraziarti perché non mi ascolti, perché non fai la mia volontà, ma la tua….”
Sono andata a leggere le parole di Kempis “Se ha ancora un senso pregare” perché un paio di giorni fa, non sapendo più che pesci prendere con mio padre, che tipo di atteggiamento adottare per il mio e per il suo bene, mi sono rivolta a DIO dicendo”…per favore, non so più cosa fare, aiutami, dammi un’indicazione!”. Ho scoperto che questa abitudine non è morta in me, che mi dà conforto rivolgermi a Qualcuno fuori di me. Poi, dopo essermi rivolta a DIO, ho ricordato le cose che sto imparando, soprattutto il fatto che non mi è utile cadere nella tentazione di sentirmi vittima, che l’altro è mio maestro e mia “officina”. Così….vado avanti…e anche no….cercando di alleggerire l’ingombro di me e, di conseguenza, il sentirmi mortificata. Talvolta sembra proprio che io sia sulla buona strada, l’autoironia mi aiuta, ma poi ci ricasco…Non credo di poter evitare questa “scuola” …ma posso smettere di dare giudizi sulla mia riuscita ….e limitami ad osservare le mie “sconfitte”….e le mie “vittorie”….questa potrebbe essere una buona cosa…

Catia Belacchi

Grazie kempis,
grazie Roberto.

Roberta I.

Grazie!

Marco Dellisanti

“Non ti ho dato la mente perché ti rendessi schiavo dei suoi tranelli”. Giunge proprio opportuna… Grazie!

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