Patologicamente avvezzi alla disputa ideologica

La discussione sui vaccini, il bimbo morto per una otite e curato con l’omeopatia sono solo due degli ultimi casi in cui il carattere di un popolo purtroppo emerge nella sua incapacità di guardare i fatti con equilibrio, con il sufficiente distacco emotivo, con la capacità di valutare e ponderare le tesi e i fattori complessi in campo.
Tutto diventa elemento di un contendere, di una sfida, di una lotta tra il bene e il male, tra la ragione ultima e il torto ultimo.
Il nostro ambiente non è immune da questo e come nel pensiero convenzionale si usano ad arte i fatti per piegarli ai propri scopi, così nel nostro tende a risorgere l’ottica della vittima e del complotto.
Il pensiero convenzionale approfitta del bimbo morto per otite per rinnovare il suo attacco all’omeopatia: non al medico curante o alla famiglia, eventualmente, all’omeopatia.
Si passa, con estrema leggerezza, dal dovere del discernimento e dell’analisi dei fatti e delle responsabilità specifiche, alla tesi ideologica disponendosi alla sempiterna lotta contro il nemico.
Sul campo avverso, si reagisce all’attacco preparandosi a difendere, con altrettanta fede, l’omeopatia, senza, anche qui, mettere ben in chiaro le responsabilità insite e proprie nel singolo fatto e senza avere fino in fondo chiaro che ogni approccio terapeutico è limitato e parziale e di ciascuno vanno colti, lucidamente e senza illusioni, i limiti e le potenzialità.
Scendendo dal campo di battaglia si possono vedere i limiti macroscopici della medicina convenzionale come di quella omeopatica, sottolineo macroscopici, e si può cominciare a considerare, con gli occhi non velati dalla ideologia, quando e come l’una o l’altra sono funzionali al mantenimento della salute in noi e nei nostri figli.
Questa lotta tra fazioni la si vede in modo scomposto e privo di ogni dignità in ambito politico: si discute della legge elettorale, o dei problemi del paese come tra tifoserie avverse.
Il risultato è sotto gli occhi di tutti, ma dovremmo avere il pudore di non addebitarne la responsabilità ai nostri politici in quanto noi siamo esattamente come loro e lo dimostriamo non appena qualcosa ci coinvolge.


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Sandra Pistocchi

E’ indubbiamente così…

Nadia

Molto chiaro, grazie

Marco Dellisanti

Se sono identificato con una certa ideologia le mie risposte non possono che essere precostituite. L’importante è accorgersene quando ci si cade.

Giovanni

Grazie Roberto, mi rendo conto come sia facile cadere nella trappola del “tifoso”, lasciarsi coinvolgere emotivamente…
Lunga per me è la strada per la disidentificazione.
Grazie.

Alessandro B

E’ così..

paolo Carnaroli

La tentazione è quella di seguire la mente che dice:” siamo come loro ma un po’ meglio”

Samuele Deias

Constatazione delle nostre identificazioni. Nostro necessario processo evolutivo?
Grazie

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