2- Sviluppare la consapevolezza del presente attraverso il ritorno a zero e alla presenza delle sensazioni
I fatti accadono ora: non prima, non dopo, ora.
I fatti non giudicati, non etichettati, non parametrati sono solo fatti.
Cos’è il ritorno a zero? Il lasciare che un fatto sia solo un fatto: il tornare senza fine a questa consapevolezza basilare e dunque il non alimentare giudizio ed etichettatura.
Come avviene il ritorno a zero?
– Impregnando la mente della consapevolezza che un fatto è solo un fatto. Se la mente si oppone a questa constatazione, tutto ciò che dovrebbe seguire troverà una opposizione.
– Spostando la consapevolezza dal contenuto cognitivo e giudicante che in vario grado la pervade, all’esperienza delle sensazioni.
Vuotare la mente giudicante e lasciar affluire gli elementi che colpiscono i vari sensi: in un attimo la mente è vuota, la sensazione affiora e poi scompare.
Ciò che resta è Essere e niente altro. Spazio. Non condizionamento.
Il ritorno a zero rende il fatto che accade ora, vivido. Significante in sé.
C’è presente se c’è zero di sé.
Non c’è presente se c’è ingombro di sé.
L’ingombro di sé è derivato dal bisogno di esserci, di colorare il reale, di conferire senso al vissuto, di cercare, di trovare.
La consapevolezza delle sensazioni ci pone in relazione con l’esperienza primaria del sentirsi d’esistere: non l’io esisto, sentirsi d’esistere, è una cosa diversa, profondamente neutrale, oltre il limite della soggettività.
Tutti gli essere sentono d’esistere: è la coscienza primaria, lo zero.
1- Non apporre etichette sui fatti
2- Sviluppare la consapevolezza del presente attraverso il ritorno a zero e alla presenza delle sensazioni
3- Coltivare ed osservare il ritmo di identificazione/disidentificazione: spendersi fino in fondo e dubitare fino in fondo
4- Essere disposti a togliere
5- Sapere che la vita provvede il necessario a ciascuno: la fiducia
6- Sviluppare lo sguardo del genitore che osserva la processione dei fatti, sa intervenire e sa astenersi
7- Salire sul monte, contemplare l’accadere come Ciò-che-è
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Un altro punto fondamentale.
Non a caso quando si è ingabbiati per esempio, nell’identità che si sente vittima, si perde completamente la percezione del mondo esterno e delle sensazioni. Niente più profumi, colori o è troppo caldo o troppo freddo, si perde addirittura la percezione del proprio fisico. Incastrati nel rimuginare e giudicati passano velocemente giorni, mesi, anni.
L’atto del ritorno a zero è semplice ma anche molto potente, in quanto aiuta a rompere quella gabbia che ci siamo costruiti con le nostre menti.
Leggendo, affiorano qua e là immagini di situazioni vissute che mi sembrano corrispondere a quelle descritte. Dopo la lettura però rimane ben poco, per cui stamperò anch’io queste pagine che mi sembrano chiare e pregnanti per poterle rileggere.
Grazie
…non c’è presente se c’è ingombro di se…
Grazie
Come Catia, mi colpisce l’espressione “sentire di esistere”, potrei aggiungere ” sentire di essere amata”.
A volte il processo della conoscenza delle dinamiche che si muovono ritarda il tornare a zero ma credo faccia parte del processo!
“Sentirsi di esistere”: consapevolezza conosciuta
Pilastri sperimentati e vissuti su cui fondare un’esistenza. Gratitudine affiora.
Già! Più che mai negli ultimi tempi mi sorprendo a giudicare, e già il fatto di rendermene conto è tanta cosa! E fatto altrettanto positivo, quando accade, la non condanna di sé, il peggiore dei giudizi!
Provo a mettere in pratica quanto ho letto, grazie.