Sembra che nell’identificazione con il flusso senza fine dei pensieri, delle emozioni, delle azioni – di tutto ciò che nel Sentiero chiamiamo semplicemente fatti – non vi sia soluzione di continuità, accesso ad altro che non sia quel rotolare lungo il pendio della vita senza potersi arrestare.
Così non è, dunque ci sembra male, ci sembra sbagliato: la chiave è nell’identificazione, nella consapevolezza di essa e nel suo superamento.
Per relativizzare e superare l’identificazione, basta la consapevolezza di essa e lo spostamento dell’attenzione su un dato del reale:
– cosa sto dicendo in questo preciso istante?
– cosa sto toccando, manipolando?
– cosa sto ascoltando?
– quale sensazione ho in una determinata parte del corpo?
– che natura ha quel pensiero che mi attraversa?
– e quella emozione che caratteristiche ha?
Basta veramente poco per superare l’identificazione e per aprire un varco nella processione dei fatti: in quel varco, se si è disposti a stare e a guardare, si trova l’Essere che precede i fatti e il loro scorrere e che sostanzia la nostra vita di un senso altrimenti inconoscibile.
In quel varco, se si vuole, si può precipitare: per un battito di ciglia il tempo non scorre più, ed ogni fatto diviene quel-che-è, ogni conflitto viene superato, ogni separazione azzerata.
Non ha importanza se, il battito di ciglia successivo, tornerà l’identificazione: potremo tornare a zero, a quell’Essere la cui via abbiamo scoperto.
Di ritorno in ritorno, sarà più il nostro risiedere nell’Essere che nell’identificazione.
Nel flusso dei fatti, avremo imparato a stare sul singolo fatto, là dove avviene l’incontro tra Essere e divenire.
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“Il singolo fatto come luogo d’incontro tra Essere e divenire”. Questa immagine ha aggiunto un piccolo tassello di comprensione, mi sembra che in questo passaggio perenne dall’uno all’uno all’altro stato ci sia lo spazio per una fusione, una sintesi, un’unità. Tutto assume una pregnanza nuova, oltre la dicotomia e nella dicotomia, stiamo in perenne richiamo.
…Non l avevo ancora letto. Grazie per la declinazione della disidentificazione. Proverò ancora. Anche se poche ore fa avrei commentato diversamente e non riesco quasi mai a capire che cos’è che mi fa cadere in certi stati.
Non basta mai ricordarlo, che la “chiave è nell’identificazione”. Ogni nuovo post aggiunge nuove note di comprensione e siamo qui con le orecchie tese, per disporci a cogliere ogni nuova sfumatura.
Basta poco, è vero, basta poco… anche nei momenti più difficili, possiamo fermarci e ascoltare.
Grazie.
Leggendo è affiorata l’immagine delle onde in riva al mare. Infinita gratitudine.
Non ti ringraziero’ mai abbastanza per averci indicato ed accompagnato nella via. Sappiamo che è così perché l’abbiamo sperimentato ma le tue parole sono come un balsamo. Ogni volta ce lo ricordi in modo diverso, von sfumature diverse, chiaro, toccabile. Qualcuno (la maiuscola è d’obbligo non per il punto) diceva che siamo uomini “dalla dura cervice” (per citazione precisa cfr Paolo, non il Santo ma l’Anziano). Quanto è vero e quanto è prezioso questo procedere assieme con qualcuno che, abitando stabilmente sul monte, ce ne ricorda le meraviglie. Namaste’.
…è molto importante la capacità ed elasticità che si allenano in questi passaggi: sono nel divenire lo lascio morire ed ecco l’Essere e ancora il divenire torna e ancora muore e lascio andare e di nuovo sono nell’Essere, una danza vitale
Istruzioni d’uso..
per il quotidiano che ci attraversa.
Molto chiaro, basta saper attendere e i processi avvengono da sé. In fondo l’attesa è forse un non tempo quindi allenare l’attesa è un utile mezzo per procedere
Essere nel divenire e in un batter di ciglia entrare nell’Essere. Un allenamento appena consapevolmente iniziato.