Nessuno ti obbliga a disconnettere, lo scegli

Potresti rimanere identificato: è comodo, è la norma, non richiede sforzo.
Cosa ti induce a dire basta, ad interrompere la processione dei fatti, ad isolare un fatto e a precipitarci dentro?
Cosa ti fa azzerare qualsiasi contenuto mentale, qualsiasi aggiunta cognitiva od emozionale su un dato del reale?
Cosa ti fa usare la porta delle sensazioni per entrare nella dimensione dell’Essere?
Due comprensioni ti inducono a farlo:
1- ciò che vivi nell’identificazione non ti basta e sai che non ti basterà mai: hai compreso che non è sostanza, ma solo forma apparente ed effimera;
2- obbedisci ad un richiamo, ad una nota di fondo, ad una attrazione di cui hai già sperimentato la sostanza: hai compreso che lì risiede ciò che porrà fine al tuo itinerare, perché lì è la condizione che genera tutte le altre condizioni.
Mille volte al giorno scegli di disconnettere e di tornare a zero: abbandoni il confort del conosciuto e ti lasci precipitare nel baratro di un ignoto di cui conosci solo l’ombra, eppure non esiti, eppure ogni volta osi e reiteri quell’osare senza fine.
Ad un certo punto il vivere è un obbedire ad una chiamata, ad un sussurro, ad un alito di vento che ci porta a casa: saremmo già a casa, comunque, ma conta quella decisione, quel scegliere, quella intenzione deliberata.
Tutto il cammino dalla inconsapevolezza alla consapevolezza, dal risiedere nell’Uno senza saperlo, al fondersi in Esso sapendolo, passa per quella decisione, per quella scelta: quella scelta, quando accade oramai come automatismo, è la fine del divenire e l’affermazione dell’Essere.
Questo basta, non vanno sviluppate ulteriori domande e investigazioni: scegliere l’Essere, è già essere l’Essere.
Poi l’Essere ci plasmerà anche nei nostri corpi effimeri e transitori, ma questo è un altro argomento, per un’altra volta.


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Anna

Sulla parola “scelta”mi soffermo.
Non è forse lì la libertà?

Catia Belacchi

“Essere nell’ Uno senza saperlo ed esserci con consapevolezza.”
Su questo devo riflettere, nella scelta di andarci deliberatamente nell’essere, non aspettare il momento di grazia.

Gloria

La cruna dell’ago …. e il suo attraversamento. Grazie Roberto.Gloria

Sandra

Grazie Roberto perché le tue parole confermano una sensazione che tante volte è arrivata: se guardiamo e sentiamo in profondità e consapevolezza ad ogni attimo possiamo sciegliere… anzi è proprio evidente l’opportunità della scelta verso la divisione o verso l’unione. Ogni minimo fotogramma, ogni battuta di ciglio, ogni respiro sono porte verso l’Essere.
Grazie a te Roberta, perché condivido la tua stessa dinamica lavorativa, e mi ricorda che è solo la mente che mi incarcera nel discorso della fretta, delle cose da fare, facendomi perdere troppo spesso quegli attimi preziosi di contatto e vero rapporto con la persona…

Natascia

1- ciò che vivi nell’identificazione non ti basta e sai che non ti basterà mai: hai compreso che non è sostanza, ma solo forma apparente ed effimera;
2- obbedisci ad un richiamo, ad una nota di fondo, ad una attrazione di cui hai già sperimentato la sostanza: hai compreso che lì risiede ciò che porrà fine al tuo itinerare, perché lì è la condizione che genera tutte le altre condizioni.
Illuminanti x me questi due passaggi.
È un periodo di grande stanchezza, l’assistenza a mia madre, il lavoro e la casa assorbono gran parte delle mie energie. Mi è facile aderire più all’aspetto identitario, che dà sfogo alla vittima. Ma non dura molto. Lo vedo e ritorno a zero. È un altalenarsi, ben lontano da quella condizione dell’essere stabile o predominante. Ma l’anelito porta lì, costantemente. Le tue parole Robi, mi aiutano a comprendere meglio dove sono.

Luciana Gelli

Bella esperienza davvero Roby, grazie di averla condivisa. Il post mi era sfuggito persa nel viaggio di ritorno da Londra e il suo caos. Io, un po’ come scrive Marco, vivo la disconnessione più come qualcosa che arriva….quando arriva…che come una scelta e guardo con attenzione al tuo sperimentare e testimoniare la scelta. Hai una capacità di comunicare non comune, grazie di farcene dono!

Patrizia

Roberta quello che scrivi è molto toccante poiché ciò che accade quando si disconnette è ricco di tante sfumature e di presenza che ci avvicina sempre di più all’altro portandoci ad una congrua distanza dal nostro piccolo io.grazie per la condivisione in grande abbraccio sorella.

Roberta I.

Sì, in ogni momento abbiamo la possibilità di scegliere. Questo l’ho sperimentato proprio stamattina al lavoro, ambiente dove, di norma, mi è più difficile disconnettere. Stimolata dal post sul superamento dell’identificazione, precedente a questo, ho cercato di impegnarmi di più di quanto non faccia di solito.
Ultimamente cerco di tenere sempre a mente un proposito, quello di non sacrificare il rapporto umano in favore della prestazione lavorativa. Entrambi richiedono presenza, ma se c’è identificazione con la seconda, la relazione, con il pubblico o con i colleghi, viene trascurata e a volte è vissuta come un ostacolo.
Individuare dove sorge l’identificazione mi aiuta a disconnettere. Allora se c’è ansia di non riuscire a fare ciò che mi sono prefissata di fare, di fronte all’utente che chiede la mia attenzione, scelgo di stare in quello che faccio, riempio con cura per lui il modulo che egli non è in grado di compilare, mi metto in ascolto delle sue preoccupazioni, abbandonando le mie e scopro un mondo, il tempo si ferma, gli sguardi, i sorrisi riempiono lo spazio del mio vivere e quando sorge la commozione, è come ritrovarsi a casa.
Sì, in ogni momento posso scegliere e la scelta è vitale proprio là dove sembra più difficile, perché là si nasconde quel velo illusorio che offusca la visione del reale e l’immersione nell’essenziale.

Samuele

“1- ciò che vivi nell’identificazione non ti basta e sai che non ti basterà mai: hai compreso che non è sostanza, ma solo forma apparente ed effimera;”
Capisci anche che a volte ti cattura, ti riduce, ti asfissia, ti impedisce od ostacola il vivere certe scene perché sopra un cavallo imbizzarrito non è pensabile andare in battaglia, affrontare alcunché.
Lì si insinua a volte il dubbio maligno che si stia evitando di sperimentare la bizzarria del proprio cavallo, ovvero dei propri moti, emozioni, pulsioni.
Credo tuttavia si tratti veramente di un dubbio maligno ed infondato anche perché poi comunque sperimenti l’essere, il vuoto pieno e allora i dubbi diventano sterili.
Grazie.

Marco Dellisanti

Continuo a nutrire perplessità sulla scelta di disconnettere. Mi sembra di poter solo assecondare una spinta che arriva, non so come né perché, ma se manca quella spinta è come se non avessi l energia necessaria.

Alessandro

Bello!
Mi sembra che la natura di questo post si avvicini a quello in cui ho risposto ‘istruzioni per l’uso ‘
C’è una nota che mi sembra di scorgere che va dritta al punto. Se è corretto ciò che percepisco questo prezioso input lo trovo ancora più incisivo. .

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